Cosa sappiamo dell’incidente ferroviario di Brandizzo: la ricostruzione
Cosa è successo nella notte tra mercoledì 30 e giovedì 31 agosto quando un treno, che viaggiava a 160 chilometri orari, ha travolto 5 operai all’altezza di Brandizzo sulla linea Torino-Milano? È quello che dovrà capire la procura di Ivrea che ha aperto un fascicolo d’indagine, ancora a carico di ignoti, in cui si ipotizzano i reati di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo.
Secondo quanto ricostruito da La Repubblica, gli operai erano al lavoro su quel binario da giorni, sempre di notte. “Forse si è trattato di un errore di comunicazione tra la squadra sul posto e chi doveva coordinare i lavori sui binari” ha dichiarato il sindaco di Brandizzo, Paolo Bodoni.
“È probabile ci sia stato un errore umano” ha aggiunto il primo cittadino, prima di fare una riflessione: “Non so se 160 chilometri orari siano la velocità giusta di un treno che passa in stazione. È una cosa che mi chiedo, da cittadino”.
Una risposta, forse decisiva, sulla dinamica dell’incidente potrebbe arrivare dall’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, che puntavano proprio sul binario dove è avvenuto il tragico incidente.
Il macchinista, inoltre, a quanto si apprende non era a conoscenza dei lavori di manutenzione, mentre resta da capire se vi sia stato un errore nello scambio o un problema al semaforo.
Secondo le prime testimonianze raccolte, inoltre, il treno non avrebbe nemmeno accennato una frenata. Nessuno dei testimoni sentiti finora, infatti, ha dichiarato di aver sentito un fischio ma solo un forte boato.
“Noi abbiamo sentito un boato – ha affermato un’abitante del luogo – nient’altro. Il treno non ha fischiato, niente di niente. Mio marito mi ha chiesto se fosse normale. In un primo momento ho addirittura pensato a un cedimento del sottopasso. Siamo usciti in giardino ma abbiamo visto i lampeggianti intorno all’una. Non avendo sentito le sirene non pensavamo a una tragedia del genere”.
Stessa versione fornita da un gruppo di adolescenti che si trovava nei pressi della ferrovia: “Abbiamo sentito un grande botto, ma non gli abbiamo dato peso, abbiamo continuato a chiacchierare. Soltanto più tardi, quando abbiamo visto che arrivavano vigili del fuoco e ambulanze siamo andati in stazione e abbiamo iniziato a capire ciò che era accaduto”.