Giuseppe Conte e Roberto Speranza nelle scorse ore sono stati interrogati davanti al Tribunale dei ministri a Brescia. “Ha chiarito tutto”, ha detto l’avvocata dell’ex presidente del Consiglio, Caterina Malavenda. “Ha raccontato quello che successo, è stato esauriente e ha spiegato la sua posizione di quel giorno. Sono soddisfatta, noi ci fidiamo della giustizia”, ha aggiunto. “Risponderà a tutte le domande”, aveva invece fatto sapere in mattinata Guido Calvi, il legale dell’ex ministro della Salute.
L’inchiesta in cui l’ex Presidente del Consiglio e l’ex Ministro della Salute sono coinvolti è quella aperta dai pm di Bergamo per la gestione dell’epidemia di Covid in Val Seriana. Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa e omicidio colposo plurimo. Conte è indagato per la mancata zona rossa nei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro; Speranza per non aver attuato il piano pandemico.
“Il piano pandemico esistente era inefficace ed è stato fatto di tutto per tutelare la salute degli italiani. Ho seguito rigorosamente le indicazioni del Cts”, ha detto Speranza ai giudici. Conte era già stato sentito in qualità di persona informata dei fatti nell’estate del 2020, subito dopo il lockdown. All’epoca aveva spiegato agli inquirenti di essere sempre stato convinto, anche in quei giorni in cui si registravano i primi contagi nella Bergamasca, di dover “intervenire anche in modo drastico”. Vista la situazione in rapido peggioramento in tutta la Lombardia, però, Conte aveva detto di ritenere necessaria “una soluzione ancora più rigorosa” e non limitata a soli due Comuni.
In totale gli indagati per la gestione della pandemia nella Bergamasca sono 19. Tra questi anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, l’allora capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli. Indagati anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, l’ex assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera e diversi dirigenti della sanità nella Regione.