Il commovente messaggio di Ilaria Cucchi alla requisitoria sul pestaggio di Stefano
Oggi, venerdì 20 settembre, il pm Musarò ha pronunciato una requisitoria al processo per la morte di Stefano Cucchi, deceduto nell’ospedale Sandro Pertini di Roma a sei giorni dall’arresto per droga il 15 ottobre 2009. Il pm ha confermato che sul caso “c’è stato un depistaggio scientifico” e che Stefano è stato pestato.
Ilaria Cucchi, che nei dieci anni trascorsi dalla morte del fratello ha lottato strenuamente per far emergere la verità sul caso, al termine dell’udienza in corte d’Assise dedicata alla requisitoria ha detto: “Mi piacerebbe tanto che Stefano potesse aver sentito le parole del pm Musarò. Penso che oggi sarebbe felice. Oggi abbiamo fatto un grande passo avanti”.
Già nel corso della requisitoria Ilaria Cucchi aveva commentato così le parole del giudice: “Oggi comunque vada, mentre sto ascoltando il Pm Musaró sto facendo pace con quest’aula. Sono commossa. È presente anche il Procuratore Prestipino. Il mio pensiero va al Procuratore Pignatone. Lo Stato è con noi“.
Alla corte d’Assise il pm Stefano Musarò ha riportato le parole di uno dei testimoni chiave per la riapertura del caso, Luigi Lainà, un detenuto che incontrò Cucchi il giorno dopo il suo arresto. “Stefano Cucchi stava proprio acciaccato de brutto, era gonfio come una zampogna sulla parte destra del volto” ha ricordato il giudice leggendo le parole del testimone.
Il pm ha poi sottolineato che quando venne arrestato, il giovane pesava 43 chili e quando morì ne pesava 37: “Questo notevole calo ponderale è riconducibile al trauma dovuto al violento pestaggio, non certo a una caduta come si disse all’epoca. Cucchi perse 6 chili in 6 giorni. Non mangiava per il dolore, non riusciva neppure a parlare bene”.
All’udienza era presente anche il procuratore facente funzioni di Roma Michele Prestipino. “Questo sulla morte di Stefano Cucchi è stato un processo kafkiano. Perché c’è stato un depistaggio, in cui si è giocata tutta un’altra partita”, ha detto il pm.
Nelle aule di tribunale, per quasi dieci anni la causa della morte di Stefano Cucchi è stata attribuita a un caso di epilessia. A ottobre 2016 i periti nominati dal gip di indagare sul caso sostennero che la morte di Cucchi era stata “causata da un’epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti epilettici”.
Il caso ha subito una svolta a ottobre 2018, quando Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri imputati nel processo bis di primo grado, riaperto a gennaio 2017 dalla procura di Roma, ha confessato e accusato gli altri colleghi del pestaggio di Cucchi.
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