Il vescovo di Ventimiglia Sanremo, monsignor Antonio Suetta, ha postato questa mattina su Youtube un video di commento, duro e fermo, ai funerali della scrittrice Michela Murgia. E ha anche disattivato i commenti, probabilmente ipotizzando il polverone che avrebbe suscitato.
«Molte persone mi hanno comunicato la loro sofferenza a cui unisco anche la mia, nel vedere che in chiesa, conclusa la celebrazione delle esequie e ancora in un contesto liturgico e di un luogo sacro, è stata data la parola a persone che esprimono convinzioni e pensieri difformi dalla dottrina cattolica e lo hanno fatto in modo anche, a mio parere, un poco sguaiato, suscitando una serie di applausi quasi come tifo da stadio e atteggiamento da festa, che mi pare davvero improprio sia nella circostanza delle esequie che soprattutto nel contesto di un luogo sacro», dice Suetta. «Non intendo parlare della persona, che ha vissuto un’esperienza drammatica e faticosa in relazione alla. malattia e che ora ha compiuto il passaggio della morte ed è nel giudizio di Dio. A lei il rispetto che si deve a ogni persona – afferma il prelato -. Desidero soltanto fissare l’attenzione sull’aspetto pubblico di Michela Murgia, come scrittrice e soprattutto in relazione ai contenuti del suo contributo culturale. Mi limito a definirla una scrittrice, in quanto considerarla una teologa mi sembra eccessivo. Le battaglie, così è stato detto, che Michela Murgia ha portato avanti erano legate a sue convinzioni personali e a esperienze di vita, ma il suo contributo culturale in moltissimi casi è stato stato apertamente in contrasto con l’insegnamento di chiesa e dottrina cattolica, in particolare per la concezione della famiglia e altri argomenti molto importanti come aborto ed eutanasia. Rimane per ogni persona libertà di pensiero e espressione e anzi questa libertà può essere contributo a un dialogo. Diverso è accodarsi a un coro pressoché unanime di approvazione, perché le sue esternazioni e convinzioni corrispondono al pensiero oggi dominante e questo non è corretto farlo anche dal punto di vista cristiano, perché la fede cristiana e la dottrina cattolica su questi argomenti hanno visioni differente».
Il funerale di Michela Murgia, grazie anche ai tanti interventi di suoi amici e familiari, è stato un inno alla vita, una celebrazione del futuro, come a dire che la scrittrice resta nel mondo, con il suo pensiero, la sua eredità spirituale, senza bisogno del corpo. La scrittrice Chiara Valerio lo ha detto esplicitamente: «Di lei si parlerà solo al futuro». Invece no, per il vescovo Suetta, in un funerale bisogna celebrare il «mistero della morte», non certo la vita.