È guerra in casa Savoia per la successione femminile
Non si arrestano le polemiche in casa Savoia in seguito alla decisione di Vittorio Emanuele di aprire a una successione femminile, nominando la nipote Vittoria come erede al trono.
La notizia risale al 15 gennaio, quando, in un’intervista al Corriere della Sera, Vittorio Emanuele, figlio del re Umberto II, che lasciò l’Italia nel 1946 dopo la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica, ha annunciato l’abolizione della Legge Salica, risalente al V secolo, che fino ad ora consentiva solo ai maschi di ereditare il trono.
Secondo questo decreto, infatti, le donne potevano ereditare solo beni famigliari di secondaria importanza.
“La decisione è stata meditata e non è frutto di particolari circostanze o urgenze, la società va verso la parità tra i sessi e la stragrande maggioranza delle case reali sono andate in questa direzione” ha affermato Vittorio Emanuele al Corriere.
Tuttavia, la decisione non è stata accolta con favore da tutti in casa Savoia.
La Consulta del Regno, che sostiene Amedeo di Savoia-Aosta nella disputa della successione, si scaglia contro la decisione di Vittorio Emanuele ribadendo che “Fino alla restaurazione della monarchia costituzionale, la legge Salica è immodificabile”.
Non solo, secondo il professor Mola, monarchico e presidente della Consulta: “Le leggi dell’unica Casa Reale di antica data, identiche da secoli, non si cambiano ‘per aggiornarsi ai tempi moderni’, men che meno quando non se ne ha potestas e auctoritas”.
“Le Case Reali hanno le loro regole, come tutte le istituzioni. Che cosa dovremmo dire di una Repubblica che per ora ha solo avuto presidenti maschi? E del Governo? Tutte istituzioni sessiste e anacronistiche?” ha ribadito Mola al quotidiano La Stampa.
La guerra, dunque, sembra essere appena iniziata in casa Savoia.