Milioni di italiani hanno già ottenuto il famoso “green pass“, la Certificazione verde Covid che permetterà di superare una serie di limitazioni finora in vigore per contenere la pandemia e, tra l’altro, di tornare a passare l’estate tra viaggi, balli, eventi e spettacoli. Altre decine di milioni di concittadini sono invece ancora in attesa e rischiano di dover aspettare ancora parecchio, superando la data di giovedì 1 luglio quando il certificato entrerà finalmente in vigore.
“A questa mattina 13 milioni e 700mila persone hanno già scaricato il ‘green pass’“, ha annunciato oggi il ministro della Salute, Roberto Speranza, dimostrando come “il meccanismo che abbiamo costruito a livello europeo stia funzionando”. Tale cifra dovrebbe riguardare le vaccinazioni effettuate entro il 17 giugno, data in cui il presidente del Consiglio, Mario Draghi, firmò il Dpcm per rendere operativo il certificato verde, promettendo allora il rilascio dei relativi pass entro oggi, lunedì 28 giugno.
Eppure, nonostante questi primi incoraggianti numeri, sono ancora numerosi i nodi da sciogliere per ottenere la certificazione. Dai guariti, ai vaccinati all’estero fino ai bambini, si prevedono ritardi per diverse categorie e in alcuni casi sono già partite le prime proteste.
Il codice univoco
Ad avere diritto al green pass sono circa 36 milioni di italiani, a cui potrà aggiungersi chi richiederà il certificato temporaneo a seguito di tampone negativo. Da giovedì 1 luglio, chi sarà in possesso della certificazione potrà viaggiare all’estero, fare visita agli anziani ospiti nelle Rsa, partecipare ad eventi, matrimoni, cerimonie, concorsi, manifestazioni sportive, spettacoli e andare a ballare in discoteca.
I possibili ritardi sono collegati per lo più proprio alle procedure necessarie per ottenere la certificazione. Il green pass può essere richiesto da chi è stato vaccinato contro il Covid, da chi è stato contagiato ed è in possesso di un attestato di avvenuta guarigione e da chiunque abbia effettuato un tampone antigienico o molecolare con esito negativo nelle 48 ore precedenti la richiesta.
Sono cinque i modi per ottenere il certificato: quattro per via digitale, (presso il sito-web dedicato: dgc.gov.it; tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico o attraverso le app “Immuni” e “Io“) e uno in presenza (dal medico di base o in farmacia). Una volta disponibile, gli aventi diritto saranno contattati per e-mail o sms all’indirizzo o al numero indicato in fase di vaccinazione, test o guarigione, dove sarà inviato il codice necessario a scaricare il pass.
Chi non abbia lasciato i propri recapiti in sede di vaccinazione o dopo la guarigione potrebbe non essere contattato e quindi non ricevere alcuna comunicazione. In questi casi sarà necessario accedere all’apposito sito-web o all’app Io tramite Spid. In alternativa, bisognerà recarsi in farmacia per ottenere il codice. Resta però ancora un’incognita la partecipazione dei farmacisti a questo genere di iniziativa, il che potrebbe allungare i tempi.
I vaccinati all’estero
Ulteriori ritardi potrebbe riscontrare invece chi ha fatto il vaccino all’estero, soprattutto coloro che hanno ricevuto soltanto la prima dose. La questione si articola in modo diverso a secondo dei casi.
Il problema non dovrebbe porsi per i cittadini italiani vaccinati in un Paese dell’Unione europea o dell’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Il sistema di interoperabilità tra i vari sistemi sanitari continentali dovrebbe permettere di ottenere comunque il certificato verde. In quali tempi però non è ancora chiaro.
Se la somministrazione è invece avvenuta in altri Paesi, secondo il Dpcm firmato da Draghi il 17 giugno 2021, prima di richiedere il green pass sarà necessario portare il certificato di vaccinazione rilasciato dallo Stato estero a una delle rappresentanze diplomatiche italiane competenti o agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) per la convalida.
Per chi invece abbia ricevuto soltanto una dose all’estero e intenda fare il richiamo in Italia, secondo un’ordinanza del Commissario straordinario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, bisognerà essere iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire). Una volta ricevuta la seconda dose si potrà ottenere il pass come il resto della popolazione italiana.
I guariti vaccinati con una sola dose
Un’altra categoria che riscontra una certa confusione nelle procedure per ottenere il certificato è quella dei guariti dal Covid che hanno ricevuto un’unica dose del vaccino e l’attestazione di aver concluso il proprio percorso di immunizzazione. Un caso particolare denunciato ad esempio in Sardegna, dove queste persone vivono una specie di “limbo del green pass”.
Come riporta La Nuova Sardegna, molti appartenenti a questa categoria “hanno ricevuto un avviso da parte del ministero della Salute o direttamente sull’app “Io” con l’invito a scaricare una sorta di pass provvisorio sul quale si legge che lo stesso è valido ‘sino alla somministrazione della seconda dose'”, che però non sarà mai inoculata. Dal numero verde del Governo si apprende che si tratta solo di “un problema di aggiornamento del sistema”.
Inoltre, il certificato ottenuto soltanto con una dose di vaccino non sempre è riconosciuto all’interno dell’Unione europea. La maggior parte dei Paesi membri richiede infatti anche la certificazione del richiamo per considerare valido il pass. Le persone in possesso di questa sorta di certificati provvisori potrebbero quindi riscontrare problemi se viaggiassero nel resto d’Europa.
I minori tra i 2 e i 6 anni
Un altro nodo da sciogliere riguarda poi i minori. Cominciamo col dire che tutti i bambini guariti dal Covid hanno diritto al certificato verde, mentre per gli altri la discriminante resta l’età.
Al di sotto dei 2 anni il green pass non è obbligatorio. Da 6 a 12 anni, i bambini possono essere sottoposti a tampone. Al di sopra dei 12 anni è anche possibile fare il vaccino. Non è ancora chiara invece la procedura per i minori tra i 2 e i 6 anni, che non possono nemmeno accedere al tampone.
I medici di famiglia
Il Dpcm firmato da Draghi il 17 giugno 2021 prevede la possibilità di ottenere un certificato verde cartaceo tramite i medici di famiglia, a cui potranno rivolgersi le categorie (in primis i più anziani) che hanno meno dimestichezza con gli altri quattro metodi informatici previsti per ottenere il pass.
La misura ha scatenato la reazione della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), il principale sindacato dei medici di famiglia, che considera la produzione del green pass una mera pratica amministrativa che toglierà tempo alla cura dei pazienti.
“Oggi l’accesso agli studi è regolato da criteri che evitano l’affollamento grazie ad un sistema basato su prenotazioni che già vanno ben oltre i normali orari di lavoro”, si legge in una nota inviata al Governo dalla Segreteria Nazionale FIMMG. “Il medico di famiglia che dovrà fare? Dovrà prenotare gli accessi dei pazienti per la stampa del codice green pass reso ope legis un atto medico e ritardare ai pazienti l’accesso per problemi assistenziali? Ridicolo”.
La disparità di trattamento tra vaccinati e non
Inoltre, per l’ottenimento del certificato verde, si pone anche un problema di equità, in primis dal punto di vista economico. Come riporta Adnkronos, il Codacons avrebbe “presentato una diffida urgente riguardante il green pass al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministeri dell’Economia e della Innovazione Tecnologica”, chiedendo “di modificare il Dpcm del 17 giugno eliminando ogni profilo di ingiustizia e disparità di trattamento tra cittadini italiani vaccinati e non e tra cittadini italiani ed europei”
“Chi infatti non è vaccinato o non è guarito dal Covid, può ottenere la certificazione a seguito di esito negativo del tampone molecolare o antigenico: per le prime due categorie di persone la certificazione è gratis. Per coloro che invece devono ottenerla a seguito del tampone negativo molecolare o rapido, è a pagamento“, denuncia il Codacons.
“In altri Paesi europei, come ad esempio, la Danimarca, tutti i tamponi richiesti per la certificazione verde sono gratis”, ricorda l’associazione, secondo cui “è ingiusto che un cittadino, per spostarsi o partecipare a degli eventi, matrimoni e cerimonie, debba pagare ogni volta 22 euro (minimo) e l’inoculato e il guarito no”.
La diffida del Codacons chiede al Governo di intervenire per sanare questa disparità “entro e non oltre il 1 luglio”. Anche un’eventuale azione giudiziaria potrebbe quindi ritardare ulteriormente i tempi per ottenere la certificazione.
Leggi l'articolo originale su TPI.it