È iniziato tutto sulle chat di Telegram, dove a ridosso del 6 agosto, giorno in cui è entrato in vigore l’obbligo della certificazione verde per determinate attività, sono comparse una serie di offerte per l’acquisto di un Green Pass falso a un costo che va dai 150 ai 350 euro.
Gli utenti venivano attratti con messaggi del seguente tenore: “Ciao, ti spiego brevemente come funziona. Attraverso i dati che ci fornisci (nome, cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green Pass”.
Per evitare di vaccinarsi ma al tempo stesso avere la possibilità di accedere a tutti i servizi riservati agli immunizzati, gli utenti hanno pagato i truffatori per ottenere il Green Pass Falso. Peccato che quei Green Pass falsi non esistano. A quel punto i furbetti del Green Pass hanno provato a chiedere indietro i soldi. Minacciando di denuncia i truffatori di Telegram. E qui arriva il bello: in risposta alle minacce i truffatori hanno chiesto loro altri soldi, pena la pubblicazione di tutti i loro dati. Una doppia frode, quindi, per quei “furbetti” (che alla fine così furbi non sono) i quali pensavano di aggirare i controlli con un Green Pass falso acquistato sul web.
I truffatori hanno risposto alle minacce dei loro clienti con un messaggio che recita: “Noi offrivano fino a poche ore fa un servizio illecito, è vero. Ma la nostra identità è sempre stata ben tutelata, così come i nostri sistemi. I clienti, gli stessi che ora cercano di minacciarci, ci hanno fornito i loro documenti, i loro recapiti e hanno addirittura pagato fornendo le prove del pagamento, tutte prove che abbiamo accuratamente archiviato consci che sarebbe successo questo”. E alla fine del messaggio arriva anche la “lezione di vita” ai truffati. “Minacciare un’identità ignota quando si è totalmente disarmati, nel torto e con l’unica possibilità di prendere una denuncia penale è da stupidi“, si legge nella chat.
Ma non è tutto. I truffatori danno anche tempo 24 ore per inviare un pagamento di ulteriori 350 euro in bitcoin. Se la cifra non sarà pagata, i truffatori assicurano che compiranno una serie di azioni: segnaleranno i soggetti al sistema sanitario, al ministero della salute e a tutti gli enti interessati. Segnaleranno i documenti dei soggetti alle autorità in modo da impedire loro di fare false denunce di smarrimento e annullare quelle già sporte. E pubblicheranno sul canale tutti i dati in loro possesso tra cui nomi e cognomi, smascherando quindi gli acquirenti del falso Green Pass.
Fake Pass, la maxi retata della Polizia
Nella vicenda è intervenuta la Polizia di Stato con la maxi operazione della Polizia di Stato denominata “Fake Pass” di contrasto al commercio online di falsi Green Pass Covid-19. Gli investigatori del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure di Roma e Milano e dei minorenni di Bari, stanno eseguendo perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di Green Pass Covid-19 falsi.