Un documento che pubblichiamo in esclusiva sul prossimo numero di TPI – in edicola venerdì 31 marzo e disponibile anche in formato digitale sull’app di TPI a partire da giovedì 30 marzo – potrebbe riscrivere la storia di Gladio, l’organizzazione militare sciolta (ufficialmente) da Giulio Andreotti trent’anni fa. Si tratta di un appunto interno al Sismi, datato 13 luglio 1990, con le indicazioni per la creazione di “una nuova struttura” alle dipendenze della settima divisione del Sismi, la parte più oscura della storia dei servizi militari. Il compito di questo gruppo era uno solo: operazioni con “agenti a perdere”, azioni clandestine “al di fuori della Costituzione e del codice penale”, come ha commentato Felice Casson, l’ex senatore del PD che da Giudice istruttore stava indagando su Gladio proprio in quei mesi.
L’ultima fase di quella che in gergo era chiamata “la nota organizzazione” è dunque tutta da capire e da riscrivere. Secondo le indagini dell’epoca la sigla “Falange armata” – la cui storia si intreccia con la stagione delle stragi, partita proprio in quell’anno con riunioni preparatorie di Cosa nostra e ‘Ndragheta – sarebbe nata proprio all’interno della settima divisione dei servizi segreti militari. Due eventi tragici – la morte di Giovanni Falcone a Capaci e l’agguato contro Ilaria Alpi a Mogadiscio – si incrociano con l’ombra di quella nuova Gladio attiva in quegli anni.
Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo e oggi senatore del Movimento cinque stelle, così ha commentato il documento ritrovato da TPI: “Gli ultimi documenti ritrovati confermano che componenti nevralgiche dei Servizi hanno operato continuativamente nel tempo, anche dopo la fine del pericolo di una invasione sovietica, non come istituzioni dello Stato legalitario, soggette al controllo democratico e al principio di responsabilità, ma come apparati del cosiddetto Deep State, ponendo in essere attività fuori controllo che non essendo riconducibili allo Stato legale, non potevano avere la copertura del segreto di Stato. Quel che sino ad oggi è venuto alla luce è, a mio parere, solo la punta dell’iceberg di un continente sommerso”. Per acquistare la copia del settimanale di The Post Internazionale clicca qui.