I genitori di Giulio Regeni hanno scritto una lettera aperta rivolta al presidente dell’Egitto, Abdel Fattah Al Sisi, in cui chiedono “verità e giustizia” per il figlio, morto in circostanze misteriose nel gennaio 2016 al Cairo.
Nella lettera, pubblicata sul quotidiano La Repubblica, i genitori del ricercatore italiano sottolineano come in tre anni non ci sia stata “nessuna vera collaborazione da parte delle autorità giudiziarie egiziane” e accusano Al Sisi di essere “venuto meno alla sua promessa” di fare luce sulla vicenda.
“Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della procura italiana, di cinque funzionari dei Vostri apparati di sicurezza, la procura egiziana ha interrotto tutte le interlocuzioni”, fanno notare i genitori di Regeni. “Oggi sappiamo che Giulio è stato sequestrato da funzionari dei Vostri apparati di sicurezza e lo sappiamo grazie al lavoro incessante degli investigatori e dei procuratori italiani e dei nostri legali”.
Nei giorni scorsi è emerso il racconto di un agente dell’intelligence egiziana che dice di aver partecipato al sequestro e al pestaggio del giovane ricercatore italiano, che era ritenuto una spia britannica.
Scrivono i genitori di Regeni ad Al Sisi: “Risulta difficile credere che chi ha sequestrato, torturato, ucciso nostro figlio Giulio, chi ha mentito, gettato fango sulla sua persona, posto in essere innumerevoli depistaggi, organizzato l’uccisione di cinque innocenti ai quali è stata attribuita la responsabilità dell’omicidio di nostro figlio, tutte queste persone abbiano agito a Sua insaputa o contro la sua volontà”.
Nella lettera al presidente egiziano, i genitori descrivono il figlio scomparso come “un portatore di pace” che “amava il popolo egiziano” e che ha cercato “di vivere come un egiziano”. “Invece, è morto come, purtroppo, muoiono tanti egiziani”, osservano.
“Finché questa barbarie resterà impunita, finché i colpevoli, tutti i colpevoli, qualsiasi sia il loro ruolo, grado o funzione, non saranno assicurati alla giustizia italiana, nessun cittadino al mondo potrà più recarsi nel Vostro Paese sentendosi sicuro”, scrivono i genitori di Regeni.
“Presidente”, si conclude la lettera, “lei ha l’occasione per dimostrare al mondo che è un uomo di parola: consegni i cinque indagati alla giustizia italiana, permetta ai nostri procuratori di interrogarli, dimostri al mondo che la osserva che Lei non ha nulla da nascondere. Lei ha il privilegio e l’occasione di fare giustizia, sprecarli sarebbe imperdonabile”.