Giuliano De Seta è morto a 18 anni lo scorso 16 settembre durante uno stage nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro: fu travolto da una lastra d’acciaio dal peso di una tonnellata mentre lavorava presso l’azienda Bc Service di Noventa di Piave, in provincia di Venezia.
Formalmente era un tirocinante e non un operaio, per questo motivo i suoi familiari non otterranno alcun risarcimento dall’Inail dopo la sua tragica scomparsa. La norma dispone l’erogazione di una somma di denaro soltanto nel caso in cui a morire sia un “capofamiglia”, circostanza che la rende inconciliabile con il caso di Noventa di Piave.
Il “capofamiglia” sarebbe suo padre, Enzo De Seta, che insieme a sua moglie continua incessantemente a chiedersi come sia stato possibile che suo figlio, affidato nelle mani del sistema scolastico, sia morto così.
Il gip ha conferito l’incarico a un ingegnere come consulente per chiarire la dinamica dell’incidente. L’incidente probatorio è stato richiesto dall’avvocato di Anna Maria Zago, la dirigente scolastica della scuola frequentata da Guliano l’Itis da Vinci di Portogruaro, che ha materialmente firmato lo stage.
È indagata insieme al titolare dell’azienda Luca Brugnerotto, al responsabile della sicurezza Sandro Borin e al tutor Attilio Sguerzi. Già nel corso della prossima udienza, prevista per il 10 marzo, si potrà forse capire come la lastra sia caduta dai cavalletti che la reggevano e abbia colpito mortalmente il giovane studente.
Dai primi rilievi è emerso che fosse assicurata con delle catene ma non adeguatamente agganciata al carroponte, circostanza che ne avrebbe evitato la caduta.
Brugnerotto è sospettato di non aver fornito allo studente un’adeguata formazione sui rischi aziendali. Si è difeso sostenendo che Giuliano per lui fosse “come un figlio” e che la sicurezza, nella sua impresa, sia sempre stata una priorità.
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