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    L’omicidio di Giulia Cecchettin, l’allarme inascoltato del vicino: perché nessuno è intervenuto?

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 23 Nov. 2023 alle 15:02

    L’omicidio di Giulia Cecchettin, l’allarme inascoltato del vicino

    È la sera dell’11 novembre quando un residente chiama il 112 per denunciare un’aggressione in strada: si scoprirà solamente dopo che vittima dell’aggressione è proprio Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta.

    Sono circa le 23,20 quando un residente di via Aldo Moro, a Vigonovo, chiama i carabinieri raccontando di aver sentito una voce femminile urlare “così mi fai male” e chiedere aiuto. L’uomo vede un individuo calciare con violenza contro una sagoma che si trova a terra, per poi scorgere una Fiat Grande Punto fuggire via senza riuscire a leggere il numero di targa.

    La macchina è quella di Filippo Turetta, che alle 23,40, circa venti minuti dopo, si ferma nella zona industriale di Fossò dove avviene la seconda aggressione ai danni di Giulia.

    La testimonianza, che viene citata anche dal gip, apre un interrogativo: Giulia si sarebbe potuta salvare? Difficile dirlo. Secondo quanto dichiarato da Chi l’ha visto? e confermato da La Repubblica, infatti, quella sera non viene mandata una pattuglia sul posto.

    Dal luogo della prima aggressione fino al momento in cui la Punto nera di Filippo Turetta arriva a Fossò per poi allontanarsi passano oltre 20 minuti, addirittura 32 secondo la trasmissione di Federica Sciarelli. La macchina, dunque, poteva essere comunque intercettata? Secondo gli agenti si tratta di un territorio troppo vasto, dal momento che, oltretutto, il testimone non era riuscito a fornire un numero di targa dell’auto.

    Di certo, l’aggressione denunciata dal testimone e la scomparsa di Giulia Cecchettin non vengono immediatamente collegate. Il giorno successivo l’aggressione, il 12 novembre, infatti, Gino Cecchettin denuncia la scomparsa della figlia. Nonostante le preoccupazioni espresse dal padre, però, la denuncia viene classificata come “allontanamento volontario” in cui oltretutto viene escluso il “pericolo di vita”.

    Solamente quando il testimone racconterà ciò che ha visto la sera dell’11 novembre a Gino Cecchettin, il quale, a sua volta, racconterà tutto agli inquirenti, i due episodi vengono collegati e il caso prende una piega diversa.

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