Sabato scorso, il giorno prima di morire, forse suicidandosi, Giovanna Pedretti aveva spiegato ai carabinieri che quella recensione contro gay e disabili ricevuta dalla sua pizzeria era vera. Ma aveva anche detto di non sapere chi fosse l’autore.
La donna, titolare della pizzeria “Le Vignole” a Sant’Angelo Lodigiano, era stata convocata dai militari in caserma, dopo che il caso della recensione – e della tagliente risposta data dal locale – era diventato virale sui social e aveva interessato anche i giornali.
Sulla veridicità del commento erano stati sollevati alcuni dubbi, ma Pedretti aveva ribadito che era tutto vero. Aveva però chiarito un aspetto controverso: la recensione – aveva spiegato ai carabinieri – era arrivata ad aprile, ma la pizzeria aveva risposto solo qualche mese dopo, in seguito a una successiva visita del cliente che si era lamentato.
Tuttavia la titolare del locale aveva detto ai militari – pronti ad aprire un’inchiesta contro il cliente per istigazione all’odio – di non essere in grado di identificare l’uomo.
Il giorno seguente al colloquio in caserma la donna è stata trovata morta nelle acque del fiume Lambro e l’ipotesi più accreditata è che si sia trattato di un suicidio.
Intanto, il Fatto Quotidiano riferisce le parole del marito della donna, che sabato l’aveva accompagnata in caserma; “Era ossessionata da quei commenti negativi”, ha spiegato l’uomo riferendosi agli attacchi ricevuti da Pedretti sui social dopo i dubbi emersi circa la veridicità della sua ricostruzione.
Sempre in base a quanto raccontato dal consorte, sembra che Pedretti fosse diventata silenziosa nelle ore precedenti alla morte e non aveva risposto alle esortazioni fatte dal marito a dimenticare tutto.
Gli inquirenti indagano sulle cause del decesso e su un’eventuale istigazione al suicidio. Per il momento non c’è nessun iscritto sul registro degli indagati.
Si cercano elementi utili all’indagine nei cellulari di Pedretti: uno è stato trovato a bordo della sua auto, mentre l’altro è finito in acqua con lei. Per ottenere i dati contenuti nel dispositivo bisognerà chiedere l’autorizzazione a Google e i tempi di annunciano lunghi.
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