Alcuni atti di leggerezza commessi in vacanza stanno costando caro ai giovani italiani che rientrano dalle località di vacanza europee più popolari. All’estero, come emerge da diverse testimonianze, i vacanzieri si lasciano andare a delle imprudenze, sopratutto i giovani che frequentano le discoteche la sera.
“In vacanza indossavamo quasi sempre la mascherina. Certo, non quando prendevamo un drink, non quando si fumava una sigaretta. Ma nelle discoteche eravamo delle mosche bianche, tra i pochi a mettere le mascherine”, ha raccontato in un’intervista a Open uno dei ragazzi tra i 17 e i 19 anni rientrati a Roma da Malta e poi risultati positivi al Coronavirus. “Gli altri, soprattutto polacchi e tedeschi, non la indossavano nemmeno all’ingresso”, ha aggiunto. “Fuori dalle discoteche c’era la fila. Forse potevamo stare più attenti, facendoci ad esempio un tampone al rientro e per questo ci scusiamo”, ha detto.
“Noi le mascherine le avevamo portate dall’Italia e le prime volte che siamo andati in discoteca le abbiamo anche indossate. Ma eravamo gli unici e gli altri ragazzi ci guardavano come se fossimo dei marziani. Così alla fine le abbiamo tolte”, hanno raccontato i sette 19enni aretini risultati positivi dopo aver trascorso le vacanze estive a Corfù, in Grecia (anche la madre di uno dei giovani è risultata positiva al test).
Un racconto che ricorda quello affidato al Corriere della Sera dalla 18enne di Padova rientrata positiva dalla Croazia, dove stava festeggiando la maturità insieme alle amiche. “La situazione sembrava così tranquilla, nessuno indossava la mascherina, né gli animatori sul posto né il conducente del pullman che ci ha portato sull’isola di Pag. Ci siamo fatte condizionare”, ha detto la ragazza, ammettendo di sentirsi in colpa e promettendo maggiore prudenza in futuro.
Non è un caso che nelle ultime ore alcune regioni, tra cui Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Campania, abbiano deciso di introdurre misure di controllo sanitario per chi rientra da Malta, Grecia e Spagna, con tamponi entro 24 ore o isolamento fiduciario. La speranza è di riuscire a mantenere sotto controllo il numero dei casi di contagi “di ritorno” da qui alla fine dell’estate.
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