Giallo di Caronia: verifiche sulla segnalazione di un volontario, il procuratore sul posto. “Trovati resti ossei, al 99% sono di Gioele”
Sono in corso delle verifiche su una segnalazione fatta da un volontario impegnato nelle ricerche del piccolo Gioele, il bambino di 4 anni scomparso insieme alla mamma Viviana Parisi, poi trovata morta, 16 giorni fa. I soccorritori, a quanto si apprende, stanno cercando in un fossato, mentre la zia del piccolo ha affermato: “Hanno trovato qualcosa ma non sappiamo cosa. Siamo qui in attesa di capire”. A quanto si apprende sarebbero state trovate delle ossa e una maglietta che “al 99 per cento” conducono proprio a Gioele Mondello. Si attende il riconoscimento da parte dei familiari dal momento che, secondo quanto affermato dagli investigatori, il corpo sarebbe “martoriato”, motivo per cui potrebbe essere necessario l’esame del Dna. Sul posto si sono immediatamente recate le forze dell’ordine e, poco dopo, è giunto anche il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che indaga sulla vicenda, ormai tristemente nota come il giallo di Caronia.
“Ho cercato dove gli altri non sono andati e l’ho trovato. Trovarlo è stato un dono di Dio. Il povero corpicino era martoriato, straziato dagli animali”, ha raccontato Giuseppe Di Bello, il volontario che ha trovato i resti, che potrebbero appartenere a Gioele. Di Bello, carabiniere in congedo di 55 anni, era “determinato” a trovare il piccolo, così come raccontato da Francesco Radici, amico del volontario e anche lui impegnato nelle ricerche. Proprio nella mattinata di mercoledì 19 agosto, infatti, centinaia di volontari si sono riuniti rispondendo all’appello lanciato su Facebook da Daniele Mondello, marito di Viviana Parisi e papà del piccolo Gioele, per rastrellare la zona dove il bambino è stato visto vivo per l’ultima volta e dove il cadavere della madre Viviana è stato ritrovato pochi giorni dopo la sua scomparsa.
“Ora è il momento di lavorare nel silenzio. Ci stringiamo alla famiglia e continueremo a lavorare per andare fino in fondo a questa triste storia”. Lo ha assicurato nel pomeriggio di oggi, 19 agosto, il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, rispondendo ai giornalisti, dopo i prolungati rilievi nella zona del ritrovamento dei resti che quasi certamente sono del piccolo Gioele Mondello.
“Le indagini e le ricerche – ha aggiunto Cavallo sono state effettuate in condizioni difficili. Sono state fatte varie ipotesi, se ne sono rafforzate alcune, ne sono cadute altre. Stiamo lavorando da 16 giorni e continueremo a farlo”. Sollecitato dai giornalisti, il magistrato ha detto che “perdono quota le piste riconducibili ad ambiti familiari”. Così come quella dell’attacco da parte di animali che avrebbero martoriato il corpo del piccolo – trovato smembrato, con la testa lontana dal tronco e dal femore, individuati insieme a un ciuffo di capelli o di peli – quando non poteva più difendersi.
Il procuratore ha sottolineato che “finora è solo possibile dire che i resti trovati sono compatibili con un bambino di quell’età”, ma che serviranno altri accertamenti medico-legali e l’esame del Dna. “A breve – ha spiegato – mostreremo ai familiari gli oggetti trovati sul posto per un primissimo riconoscimento, brandelli di indumenti che sarebbero del bimbo. E’ esclusa la presenza di oggetti che siano riconducibili alla madre. Poi si procederà alle necessarie comparazione del Dna e agli accertamenti medico-legali”.
Sedici giorni di ricerche con squadre di uomini, mezzi, droni e cani, ma a trovare i resti che “quasi certamente” sono del piccolo Gioele Mondello, è stato stamane un carabiniere in congedo, armato solo di una falcetta, tra i volontari che hanno risposto all’appello del papà del bimbo. “Appureremo anche questo – ha risposto Cavallo – ma ora non mi interessa chi l’abbia trovato, l’importante e averlo trovato. Poi, che sia stato un volontario o un altro non mi interessa. Maggiore risorse disponibili avevamo, più alta era la possibilità del ritrovamento. Abbiamo sempre pensato che il bambino fosse in questo posto e purtroppo i fatti ci danno ragione. Continueremo a lavorare e andare fino in fondo in questa triste storia”. Ora “è il momento del silenzio, lasciateci lavorare”, ha concluso il magistrato, “ci stringiamo alla famiglia e continueremo a lavorare per andare fino in fondo a questa storia triste”.
“Con ogni probabilità il corpo del bambino è stato trascinato qui solo di recente” hanno detto fonti investigative all’Adnkronos, chiarendo: “Altrimenti non si spiegherebbe perché il suo corpo sia stato trovato smembrato: in una zona la testa e gli indumenti, in un’altra zona il tronco senza arti”. A questo punto, l’ipotesi più accreditata per gli inquirenti è quella che il bambino sia stato trascinato, non si sa se vivo o morto, sino al luogo in cui è stato trovato con un falcetto da un carabiniere in congedo, il 55enne Giuseppe Di Bello. Nell’area è arrivato anche il carro funebre con a bordo la bara per ricomporre i resti del piccolo Gioele. Quattro uomini della polizia scientifica hanno portato la bara nel luogo del ritrovamento.
Notizia in aggiornamento
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