Ancora non è stato inaugurato ed è, nuovamente, al centro delle polemiche. Il ponte di Genova è stato ricostruito in tempi record, ma per percorrerlo bisognerà procedere a velocità ridotte. Dal precedente limite di 90 chilometri orari a quello, prossimo, di 80. E forse addirittura di 70 in direzione Savona. L’anticipazione è del Sole 24 Ore che spiega questi nuovi limiti al ribasso parlando di un “tracciato non a norma”. Secondo il quotidiano, per ricostruire in tempi da record, non sono stati corretti alcuni errori segnalati già nel 2019. Il problema, sfuggito al momento della progettazione di Renzo Piano, era già stato autodenunciato da Italferr al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, a febbraio di quell’anno.
Insomma, la questione era già nota da tempo: a febbraio 2019 le anomalie erano state evidenziate al Consiglio superiore dei lavori pubblici da Italferr, estensore del progetto esecutivo, e a marzo 2019 da Autostrade per l’Italia (Aspi) in conferenza dei servizi. All’epoca il consiglio si rifugiò in corner e si limitò a prescrivere l’utilizzo di asfalto ad alta aderenza.
In realtà, parlare di “tracciato non a norma” non sarebbe corretto. Il consorzio che ha costruito il viadotto ha già avuto modo di specificare che il nuovo Ponte di Genova “è assolutamente a norma”. “Cambia la velocità di progetto su una curva perché il ponte è stato realizzato con ‘spalle preesistenti'” – spiegano – cioè innesti del tracciato che viene ricongiunto dal ponte “che esistevano già”. Il problema dei limiti di velocità, che sulla nuova struttura si abbasseranno a 80 km/h verso Genova e a 70 verso Savona contro i 90 consentiti sul Morandi, era già conosciuto dai tecnici di “PerGenova”, il consorzio che ha ricostruito il viadotto sul Polcevera. Ma era un problema “irrisolvibile — dicono — se volevamo rispettare i tempi di consegna e soprattutto considerati i ‘punti di vincolo’”.
In aggiunta, Siro Dal Zotto, in qualità di direttore operativo di Fincantieri Infrastrutture, società incaricata di ricostruire il Morandi, spiega al Messaggero: “Quelle norme valgono per le nuove opere mentre in questo caso è legittimo parlare di un rifacimento”.
Il progetto iniziale prevedeva già un limite di 80 chilometri orari, dunque inferiore a quello in vigore sul Morandi, e il controllo fisso della velocità. Il ricorso ai cosiddetti Tutor però ancora oggi non è scontato per problemi di natura legale. Nel frattempo sono iniziate le operazioni per il collaudo statico della struttura. Saranno impiegati 54 autoarticolati con motrice e rimorchio per le prove sul viadotto e 4 veicoli “self propelled modular transporter” per le prove sulla rampa di innesto con l’autostrada A7. Dovranno transitare sulla struttura in formazione serrata e a marcia lenta per permettere l’assestamento strutturale dell’impalcato, poi in una prova a torsione percorreranno la carreggiata nord e quella sud, mentre in una prova di frenatura i mezzi coinvolti nei test si arresteranno contemporaneamente in un punto definito. L’Anas, che in quanto gestore della strada ha la responsabilità di garantirne la sicurezza, dopo il collaudo darà indicazioni su come regolare la viabilità ed è a quel punto che potrebbe imporre come cautela il limite di velocità a settanta chilometri orari.
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