Il sollievo ha pervaso la comunità della Campanara, frazione di Palazzuolo sul Senio, nella città metropolitana di Firenze, e tutta Italia dopo il ritrovamento del piccolo Nicola, il bimbo di 2 anni che era scomparso nelle campagne del Mugello la sera di lunedì 21 giugno. Il bambino si trovava in una scarpata a circa 3 chilometri dalla sua abitazione, in mezzo alla natura incontaminata. I suoi genitori, Leonardo e Pina, avevano deciso di andare a vivere nella valle di Campanara per avvicinarsi alla natura, e in pochi anni avevano avviato l’attività di apicoltura, arrivando a 500 alveari, come riportato dal Corriere della Sera.
“Mi sono avvicinata al mondo contadino nel 2009 dopo una laurea triennale in scienze sociali. Mi sembrava assurdo saper utilizzare un pc e non aver mai piantato un pomodoro, non saper più riconoscere una pianta velenosa da una che cura, calpestare buonissime erbe mangerecce, quale legna usare per dei manici o dei recinti”, ha raccontato la madre del piccolo sul sito dell’associazione Campiaperti, comunità in lotta per la sovranità alimentare. “Non volevo sfruttare né essere sfruttata”, aggiunge Pina, “gli animali selvatici come tutto il resto li avevo visti nei libri così ho conosciuto Leonardo e altri con cui vivere con la tendenza all’autosufficienza”.
La frazione di Campanara accoglie italiani ma anche stranieri, soprattutto tedeschi, che si sono rifugiati sull’Appennino tosco romagnolo per stare a contatto con la natura. Molti coltivano gli orti, allevano animali, producono prodotti bio e manufatti artigianali, usano energie rinnovabili e hanno dato vita a una sorta di eco-villaggio dove i telefoni cellulari sono praticamente irraggiungibili.
“Per avere un po’ di miele per noi, nel 2009, su spinta di un amico ci procurammo una famiglia di api visitata collettivamente; le api che abbiamo adesso provengono tutte da quella lì, il secondo anno ne avevamo 3, poi cinque…”, racconta ancora. “Leonardo, invece, lui voleva fare il contadino già da piccolo. Ha avuto modo di frequentare la campagna andando dai suoi nonni paterni che erano operai agricoli (prima mezzadri) e fin da piccolissimo era appassionato di animali e alberi ma viveva in paese così dai 4 anni metteva da parte i semi e faceva crescere gli alberi che poi piantava e seguiva. Non solo frutti, cipressi querce e anche un ippocastano”.
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