Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, era stato tra i più critici quando, poco più di un mese fa, il Governo decise di alleggerire le restrizioni anti-Covid. Galli prefigurava rischi che poi, fortunatamente, non si sono materializzati: contagi e decessi sono in calo e la campagna vaccinale è entrata ormai a regime.
“Il mio è un compiaciuto stupore”, osserva l’infettivologo in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera oggi, domenica 30 maggio 2021. “In Italia i numeri dell’epidemia sono in netto miglioramento, al di là delle più rosee aspettative. Con le riaperture c’era un 10% di probabilità che le cose seguissero questa via, ma alla fine è andata bene e ne sono davvero felice”.
Galli, peraltro, non è pentito di aver criticato le riaperture. “Quando il 26 aprile si sono aperte molte danze – ricorda – la situazione non faceva presagire che le cose sarebbero andate così bene. I numeri non erano per niente rassicuranti, i contagi e i decessi erano ancora elevati, non era inverosimile pensare che ci sarebbe potuta essere una ulteriore crescita dei contagi. Non avevamo ancora raggiunto la soglia promessa dei 500mila vaccini al giorno e persisteva l’incognita delle dosi: non avevamo la certezza che davvero ci sarebbero state consegnate quelle promesse”.
La svolta, secondo il virologo, è stata determinata dalla campagna vaccinale. “I vaccini stanno facendo da scudo per morti e ricoveri, hanno spostato gli equilibri più velocemente di quanto mi aspettassi e lo zoccolo dei vaccinati sta crescendo ulteriormente”, spiega Galli. “Inoltre l’immunizzazione ha funzionato meglio nel nostro Paese rispetto altrove, in proporzione ai vaccini fatti. Merito anche degli anziani e dei fragili che hanno fatto in modo di esporsi il meno possibile al virus. E mi permetta, merito anche dei costanti inviti alla prudenza, senza assumere posizioni facilone”.
Il virologo respinge la definizione di catastrofista. “Direi che per motivi molto politici e poco nobili questa etichetta è stata appiccicata addosso a me e ad altri miei colleghi dai giornali di destra”, osserva. “Ma tra l’essere ottimisti per piacere, in assenza di dati (li chiamo riduzionisti), e raccontare come stanno davvero i numeri passando per catastrofisti c’è differenza. In una certa fase i dati non ci spingevano all’ottimismo e c’era la necessità di mantenere ben chiaro che non si poteva abbassare la guardia, soprattutto dopo il precedente dello scorso anno, quando eravamo in pochi a dire che il virus sarebbe tornato a farci visita, come puntualmente è successo”.
Adesso Galli si dice “ottimista”. “Il virus, è vero, sta circolando ancora molto tra le fasce di età più giovani, spesso del tutto asintomatiche e che per questo non fanno il tampone. Ma anche tra queste categorie sta aumentando e crescerà ancora il numero di vaccinati”, sottolinea.
Una nuova ondata in autunno? “La gente è stanca, in estate si prenderà la sua libertà, ma i vaccini stanno avendo un impatto tale che non credo possibile una nuova ondata autunnale comparabile a quella che abbiamo subito lo scorso anno. A meno di non imbatterci in una nuova variante talmente cattiva, ma spero proprio di no, da eludere la risposta vaccinale. Oggi sappiamo che si possono aggiornare rapidamente i vaccini, se dovesse essere necessario”.
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