Fusaro contro Carola Rackete. Ancora e ancora e ancora. Lo scrittore continua a commentare incessantemente il caso Sea Watch. Sul suo account Twitter si moltiplicano i post in cui il “filosofo” rivela a follower e curiosi il suo pensiero rispetto a ogni sviluppo della questione, in una sorta di webcronaca infinita.
Tra un tweet e l’altro, ne spunta uno in cui lo scrittore si lancia nel commento dello speronamento da parte della nave guidata dalla capitana Carola Rackete di una motovedetta della Guardia di Finanza.
“‘Sea Watch 3 sperona la motovedetta della Finanza e sfonda il blocco’. Se fosse davvero andata così, lo Stato sarebbe dovuto intervenire dispiegando il weberiano monopolio legittimo della violenza: aprendo il fuoco e salvaguardando il territorio nazionale”, scrive Diego Fusaro.
Il “filosofo”, insomma, avrebbe voluto che, per salvaguardare il territorio nazionale, i militari a bordo della motovedetta avessero sparato contro la Sea Watch 3. Con quali risultati, non è dato saperlo, visto che qualche colpo di fucile non avrebbe creato grandi danni alla nave.
Ma non è di certo la prima volta che Fusaro si scaglia contro Carola Rackete. Diversi i tweet feroci scritti dal “filosofo” contro la capitana della Sea Watch. Fusaro a più riprese ha attaccato la 31enne tedesca, apostrofandola come figlia di papà in preda a un capriccio.
“La faccia di chi vive in ZTL, con servitù a casa. Di chi dice di amare l’Altro, per giustificare lo schifo che prova per il prossimo. I rasta in testa della figlia di papà che si finge ribelle, per giustificare la propria esistenza annoiata. Ama il lontano, odia il vicino”, ha scritto il “filosofo” poco prima che la nave guidata da Rackete attraccasse senza autorizzazione al porto commerciale di Lampedusa.
Ma sempre in quei minuti, le mani di Fusaro prudevano così tanto da fargli scrivere: “Cara Carola, se sei ricca e tedesca, e ami gli africani, vai a investire in strutture per gli africani: ospedali, scuole, biblioteche. Non li deporti via mare in Italia, per farli finire nel girone dello sfruttamento e del caporalato”.
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