Il cavo traente della funivia Stresa-Mottarone, la cui rottura avrebbe provocato la morte di 14 persone, “era in buone condizioni”. Lo rivela il Rapporto di ammissibilità sullo stato della fune depositato all’Ustif, l’ufficio territoriale del ministero delle Infrastrutture, dopo la magnetoscopia sulla fune eseguita l’11 novembre 2020 dalla ditta Sateco di Torino. Uno dei documenti fondamentali, riportato da Repubblica, a disposizione del consulente incaricato dalla Procura di Verbania per effettuare gli accertamenti tecnici e determinare le cause del disastro.
Il cavo, datato 1997, avrebbe presentato delle parti sfilacciate, ma non al punto da giustificarne la rottura. Rientrerebbe infatti nella normalità il cedimento di qualcuno dei 114 fili che compongono la fune dal diametro di 25 millimetri, più piccola di quelle portanti perché non deve reggere il peso della cabina ma solo farla avanzare
L’analisi era stata commissionata dalla società Ferrovie del Mottarone, che gestisce l’impianto, ed era stato poi certificata dall’Ustif che aveva controllato la regolarità dei parametri riportati.
Dal report risultava una riduzione del diametro della fune causata da questi cedimenti dell’1,74 per cento su piccoli tratti, entro i limiti di legge del 6 per cento, del 3,5 per cento sulla media lunghezza dove il massimo il 10 per cento e 14 per cento sul tratto lungo (qui il limite consentito è del 25 per cento). Il cavo, in teoria, avrebbe dunque potuto resistere ancora per anni.