La poesia di Kahlil Gibran letta dal papà Gino Cecchettin ai funerali di Giulia
Si chiama Il vero amore la poesia di Kahlil Gibran che Gino Cecchettin, papà di Giulia, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha letto al termine dei funerali della figlia, che si sono tenuti nella mattinata di oggi, martedì 5 dicembre, nella basilica di Santa Giustina.
Il testo della poesia di Kahlil Gibran
Questo il testo della poesia letta da Gino Cecchettin al termine dei funerali di Giulia. “Il vero amore non è ne fisico ne romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”.
Il discorso di Gino Cecchettin
Al termine dei funerali di Giulia Cecchettin, il padre della ragazza, Gino, ha tenuto un commovente discorso in cui si è appellato ai giovani, alle istituzioni e agli organi di stampa.
“Ci siamo bagnati, infreddoliti, ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi. Avevamo bisogno del vostro sostegno in questi giorni terribili. Mia figlia è proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace. Oltre alla laurea che si è meritata, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne. Come può accadere tutto questo? Ci sono tante responsabilità. Mi rivolgo per primo agli uomini perché per primi dovremmo essere responsabilità del cambiamento. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo. A chi è genitore come me parlo con il cuore: creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce il dialogo”.
“Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modo straordinario, ma spesso ci isola. La mancanza di connessione umana può portare incomprensioni. Abbiamo bisogno di trovare la capacità di ascoltare e essere ascoltati. Trasformare le vittime in bersagli non aiuta ad abbattere le barriere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi. Ma in questo momento di dolore e tristezza dobbiamo trovare la forza di reagire. Deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza contro le donne. Cara Giulia ti immagino abbracciata alla mamma, grazie per questi 22 anni passati insieme. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite”.