Torino, i ragazzi del Fridays for future fanno irruzione da H&M per protesta
Un’irruzione di pochi minuti, sufficienti però a denunciare l’alto costo ambientale della moda a basso prezzo. È quello che è accaduto in un negozio H&M in centro a Torino, dove alcuni ragazzi del movimento Fridays for future hanno organizzato una protesta contro l’industria dei vestiti usa e getta.
Lunedì 23 settembre i giovani attivisti sono entrati nel negozio di via Roma, a Torino, a gruppetti, senza farsi notare. Sugli articoli esposti in vendita hanno attaccato dei cartellini che recitavano “il prezzo di questa t-shirt è di 2700 litri d’acqua. La stessa quantità che una persona beve in 2 anni e mezzo” oppure “per produrre un jeans si emettono 33,4 kg di Co2”.
Alcuni si sono buttati a terra nel negozio H&M fingendosi morti. Contemporaneamente, tre ragazze hanno imbrattato di rosso sangue la vetrina appoggiandoci le mani. mentre all’esterno, sul marciapiede, un ragazzo spiegava il motivo della protesta.
Il personale ha solo minacciato di chiamare le forze dell’ordine ma non ce n’è stato bisogno. I ragazzi, prima di uscire, hanno pure ripulito la vetrina. “Non volevamo che dovesse farlo qualcun altro al nostro posto. La mamma ci ha insegnato così” hanno spiegato.
I ragazzi hanno detto che si è trattata della loro azione più forte. Generalmente manifestano all’esterno, non erano mai entrati in un negozio finora.
L’azione rientra nella Climate Action Week organizzata dai Fridays for future in vista dello sciopero globale di venerdì.
I ragazzi hanno spiegato che l’azione serviva a sensibilizzare i clienti a non acquistare grandi quantità di vestiti soltanto perché costano poco. La “fast fashion”, infatti, vende abiti a “costi bassi non tenendo conto del prezzo ambientale molto elevato”.
L’industria della moda è la seconda più inquinante al mondo dopo quella del petrolio perciò, dicono “ogni settimana una collezione, ci porterà verso l’estinzione”.
Inoltre, i ritmi di produzione di questo tipo di industria sono vantaggiosi solo producendo in paesi dove il costo della manodopera è molto basso e dove spesso i lavoratori e le lavoratrici (anche bambini) sono sfruttati.
Per questo, in attesa del prossimo sciopero dei Fridays for future, i giovani attivisti invitano ad adottare uno stile di vita etico e a uscire dalle logiche consumistiche della nostra società.