Fedriga muro confine Friuli | Il commento di Giulio Cavalli
Eccolo qui, il genio di Massimiliano Fedriga che non avendo porti su cui lucrare e barche di migranti con cui esercitare il bullismo politico marchiato Lega allora si lancia nell’idea di costruire un muro di 243 chilometri al confine del Friuli Venezia Giulia che si ritrova a governare.
Un muro o altro, dice Fedriga, chissà che non gli venga in mente di posizionare un filo spinato elettrificato, illudendosi di interrompere la rotta balcanica e ricalcando le mostruose idee di Trump, Orban e compagnia bella per avere uno squarcio di visibilità e per leccare i sentimenti dei sovranisti di casa nostra, quelli che hanno il respingimento come chiodo fisso che gli pulsa dentro al cuore.
Anzi, a dirla tutta, Fedriga, come fanno quasi tutti quelli della sua compagine, ha lanciato la bomba in un’intervista a Il Fatto Quotidiano e poi si è in parte scusato dichiarando di essere stato frainteso ritornando penosamente sui suoi passi e parlando di un più generico rafforzamento dei controlli alle frontiere.
Fedriga, del resto, sa benissimo che ciò che conta è solo alzare la polvere, evocare, sussurrare sottovoce suggerire, senza poi nessuna azione concreta.
È la politica dei chiusi dentro che pensano di chiudere invece tutto il mondo fuori: trattano il territorio che governano come un triste cortile da difendere con cancelli sempre più appuntiti come se l’Europa non esistesse e come se il loro ruolo sia quello di cani da guardia bavosi piuttosto che governanti.
Eppure il muro al confine, si sa, è un’idea che piace anche a Salvini perché chi ha poche idee e non ha lo spessore politico per immaginare le riforme non fa altro che riprendere pedissequamente quelle degli altri e barricarsi (fisicamente e politicamente) nelle posizioni di rendita che possano avere presa su un elettorato che ormai è diventato tutta pancia, intestini e sfinteri.
Un muro al confine del Friuli, tra l’altro, non solo è un’idea costosissima ai limiti dell’impraticabile oltreché inutile (le migrazioni non si fermano sui mari che diventano cimiteri, figurarsi sui muri) ma sarebbe una violazione del regolamento europeo 399/2016 sull’attraversamento delle frontiere interne, dove non si parla della possibilità di porre barriere fisiche tra Paesi aderenti all’Ue. Per non parlare dei fondamenti stessi dell’Ue, nata appunto per garantire una libera circolazione di idee, di persone e di informazioni e di merci negli Stati membri.
E quindi cos’è il muro (poi negato) di Fedriga? È il solito colpo di teatro (come sempre poi ritrattato) che serve semplicemente per proporre un’immagine tattile della politica che si vuole mettere in atto, quella che prevede un’Italia gretta rinchiusa e sempre più sola, isolata dal mondo pensando di difendersi mentre in realtà si sta facendo isola nel panorama internazionale. I politici immaginano muri perché non sanno pensare alle persone, succede sempre così: si affidano alle cose perché non hanno nemmeno il vocabolario del vivere sociale. Sono loro, il muro.