Fase 2, come sta andando il primo giorno di riaperture a Roma e Milano
L’Italia, da Milano a Roma fino ai piccoli centri, prova a ripartire: oggi, 18 maggio 2020, la Fase 2 della lotta al Coronavirus entra nel vivo con le riaperture di tutti i negozi e le attività che erano ancora in lockdown. In tutto il Paese, infatti, entrano in vigore le prescrizioni contenute nel decreto legge del Governo e nel successivo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte. Riaprono i negozi d’abbigliamento, i centri commerciali, i bar, i ristoranti, i parrucchieri, i centri estetici. E di conseguenza aumenta il traffico su strada, come anche l’affluenza sui mezzi pubblici.
Il Governo, nell’annunciare le nuove misure di riapertura, si è raccomandato circa i comportamenti da tenere per evitare un ritorno del contagio da Coronavirus: mascherina obbligatoria negli spazi chiusi e – in caso di affollamento – in quelli aperti, distanziamento sociale, divieto di assembramenti. Misure che vanno però adesso incastrate con l’aumento del numero di persone in giro per la città. Ecco perché questo 18 maggio è anche fonte di preoccupazione e sarà soprattutto un banco di prova per i giorni a venire. Ma come sta andando il primo giorno di riaperture a Roma e Milano? Vediamolo insieme.
Fase 2, le riaperture a Roma
A Roma, questa mattina, si segnalano soprattutto code e assembramenti sospetti all’esterno di alcune stazioni della metro e nei piazzali di sosta degli autobus. Secondo quanto riporta Il Messaggero, infatti, tra le 6 e le 7.30 parecchie persone (circa un migliaio) si sono raggruppate all’esterno della stazione di Ponte Mammolo (linea B della metropolitana), ma anche a Termini in attesa degli autobus. Non sempre è stata rispettata la distanza di sicurezza di un metro, nonostante l’intervento degli addetti di Atac o della Protezione civile. Altre stazioni particolarmente affollate sono state quelle di Cipro e Battistini (linea A), ma anche tutte quelle più periferiche dove avviene l’interscambio con gli autobus.
Non sono stati segnalati, invece, grandi assembramenti nelle chiese, dove sono riprese le celebrazioni liturgiche. Nel rispetto del protocollo e delle disposizioni governative, i fedeli si sono seduti a distanza di sicurezza tra i banchi. Il portone delle chiese è stato spalancato, così che i fedeli non toccassero le maniglie con le mani. Postazioni con gel igienizzante sono state poste negli angoli, mentre tutti hanno avuto l’obbligo di indossare le mascherine. Quando ha dato la comunione, il parroco ha indossato mascherina e guanti e ha passato l’ostia nelle mani dei fedeli con una pinza.
Milano
Secondo quanto riporta Agi, invece, la ripartenza a Milano ha avuto meno difficoltà e assembramenti rispetto alla Capitale. Intorno alle 7.30, orario in cui nell’era pre-Coronavirus i mezzi erano riempiti dalla prima ondata di lavoratori e soprattutto da studenti, sui tram il distanziamento è stato invece rispettato, con i passeggeri che hanno indossato mascherina e talvolta i guanti. Sostenuto invece il traffico delle automobili, che ricorda vagamente una giornata “normale”.
Pochissime le code segnalate all’esterno dei bar che hanno tirato su nuovamente la saracinesca. Tanti i parrucchieri che hanno riaperto, esponendo i cartelli con la scritta “Si riceve solo su appuntamento”. Tranquilla la situazione anche nel Duomo di Milano, dove si è celebrata la prima messa post Coronavirus. Presenti circa 30 fedeli, muniti di mascherina. I controlli sono stati un po’ macchinosi: prima la misurazione della temperatura, poi il controllo delle borse – che c’era già prima della pandemia – quindi il metal detector. “Carissimi vi abbiamo aspettato tanto: da quel 9 marzo non ci vedevamo più, potevamo incontrarci solo con lo streaming e la tecnologia, ma la nostra realtà è vivere la Pasqua di Gesù come persone umane e vive”, ha dichiarato all’inizio della funzione il sacerdote.
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