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    Fabio e quell’ultimo vocale a Benedetta, Lorenzo che stava per diventare papà: lo strazio per i due operai morti alla Toyota di Bologna

    A sinistra Fabio Tosi, a destra Lorenzo Cubello
    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 25 Ott. 2024 alle 16:34

    Lorenzo Cubello stava per diventare padre, Fabio Tosi aveva mal di schiena ma sapeva che a casa c’era la sua compagna ad aspettarlo. E invece nessuno dei due ha più fatto ritorno dai propri cari, lo scorso 23 ottobre, quando la fabbrica in cui lavoravano è esplosa.

    Cubello e Tosi, rispettivamente 37 e 34 anni, sono i due operai morti nella tragedia della Toyota Material Handling a Borgo Panigale, in provincia di Bologna.

    “È successo un disastro, vieni”, si è sentita dire quel maledetto pomeriggio Benedetta Pirini, 36 anni, compagna di Tosi. La voce era quella di un amico che la avvisava del terribile incidente allo stabilimento. Quindi la disperata corsa all’Ospedale Maggiore: “Sapevamo che erano coinvolte due persone, ma non si conoscevano ancora i nomi”, rievoca Benedetta. Poi, in serata, la ferale notizia: “Fabio non ce l’ha fatta”.

    Neanche due ore prima dell’esplosione lui le aveva mandato un messaggio vocale su Whatsapp: “Oggi è stata una buona giornata. Ci vediamo stasera”. “Io gli ho risposto che lo amavo tanto, eravamo molto affettuosi tra noi. Mai avrei pensato che non l’avrei più rivisto”, racconta Benedetta a BolognaToday.

    Stavano bene insieme, Fabio e Benedetta: avevano molte passioni in comune, dalla moto al cinema, dalla palestra ai film della Disney. La scorsa estate erano stati insieme al parco divertimenti Disneyland Paris. “Fabio era dolce, attento, di lui ci si poteva fidare. Era il mio principe azzurro, ma con la moto al posto del cavallo”, dice la 36enne.

    Un dolore senza confini è anche quello che si prova tra i cari di Lorenzo Cubello, che fra due mesi sarebbe diventato padre. “Non ha nemmeno avuto la soddisfazione di vedere sua figlia”, dice singhiozzando ai microfoni di RaiNews24 Domenico Cubello, il padre di Lorenzo, ex carabiniere in pensione.

    Intanto, la Toyota Material Handling – azienda che opera nel movimento merci e produzione di carrelli elevatori e fa capo alla multinazionale giapponese che controlla anche il marchio dei motori Toyota – ha annunciato la sospensione dell’attività nella fabbrica bolognese parzialmente distrutta dall’esplosione, in cui sono rimasti feriti anche altri undici operai.

    Martedì 29 ottobre si terrà un incontro tra la dirigenza e i sindacati per discutere degli ammortizzatori sociali che verranno attivati per gli 850 addetti dell’impianto. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto all’azienda che integri la cassa integrazione ordinaria, portandola al 100% della retribuzione.

    Oggi, venerdì 25 ottobre, i sindacati hanno indetto uno sciopero di otto ore nel territorio metropolitano di Bologna. “Se pensiamo che questo è avvenuto in un’azienda che si chiama Toyota vorrei ricordare che 20-30-40 anni fa il metodo Toyota nel mondo era stato considerato uno dei metodi centrali perché era una delle imprese all’avanguardia e c’era zero infortuni, zero morti”, ha commentato il segretario della Cgil Maurizio Landini per cui “occorre un nuovo modello per fare impresa”.

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