L’ex ciclista Mario Cipollini condannato a 3 anni: maltrattamenti, lesioni e minacce all’ex moglie
Minacce di morte, pugni, schiaffi, calci e una pistola puntata alla tempia. Mario Cipollini è stato condannato a tre anni nel processo che lo vede imputato per i reati di lesioni, maltrattamenti e minacce nei confronti dell’ex moglie Sabrina Landucci. Per l’ex campione del mondo di ciclismo, condannato anche per le minacce nei confronti del compagno di lei, la pena inflitta in primo grado è stata superiore ai 2 anni e 6 mesi chiesti dall’accusa.
Il caso era partito da una denuncia fatta a gennaio 2017 da Landucci, dopo un’aggressione subita nella palestra di Sant’Alessio di Lucca dove lei lavorava, seguita da una prognosi di sette giorni al pronto soccorso. Le accuse si sono allargate a una serie di episodi tra il 2016 e il 2017, descritti dalla pubblico ministero di Lucca come “atti lesivi dell’integrità fisica e psichica dell’ex moglie con pugni, schiaffi, calci, con lesioni e minacce di morte”. Il tutto, ha sottolineato la pm Letizia Cai, mentre la donna iniziava una nuova relazione sentimentale con l’attuale compagno.
Tra i fatti denunciati, anche un’aggressione risalente al 2012, poco prima della separazione. Eravamo andati a fare un passeggiata in bicicletta e lui mi aveva staccato. Giunta a casa mi cambiai: avevo un appuntamento con l’estetista. Indossai una gonna e lui appena la vide andò su tutto le furie giudicandola troppo corta”, ha testimoniato Landucci. “Mi prese con forza e mi costrinse ad andare in camera da letto. Lì tirò fuori la pistola e me la puntò alla tempia”, ha aggiunto la donna, che di fronte al giudice, nel 2019 ha spiegato di non aver mai denunciato prima l’episodio e altri casi per proteggere le figlie (minorenni all’epoca dei fatti) e la carriera del ciclista.
In una registrazione finita agli atti, Cipollini avrebbe anche minacciato la donna di morte. “Ti spacco tutta, ti ammazzo, sentirai il rumore delle ossa spezzate”, avrebbe detto in una conversazione registrata con il cellulare.
La difesa, che intende fare ricorso alla corte di appello, hanno tentato di smontare la ricostruzione dell’accusa evidenziando presunte incongruenze nelle testimonianze. Secondo i legali di Cipollini, che non era presente in aula alla lettura delle sentenza, l’imputato non avrebbe usato violenza contro la donna né le avrebbe puntato una pistola. Riguardo all’episodio della palestra, Cipollini ha negato gli addebiti, spiegando che si era limitato a prenderla per un polso durante una discussione relativa ai figli. Spiegazioni che non hanno convinto il giudice, il quale lo ha anche condannato a pagare 80mila euro alla ex moglie e 5 mila euro al compagno.
“È difficile commentare ma sono contenta anche se è stato un percorso difficilissimo ed oggi è stata una giornata molto difficile”, la reazione di Landucci, che invece ha seguito in aula l’udienza finale. “È stata veramente dura ascoltare perché la parte della difesa mi ha fatto molto, molto male, mi sono sentita veramente offesa e soprattutto la cosa che mi ha offeso di più è stato aver tracciato questa mia immagine di madre inadeguata mentre è la cosa contro cui ho lottato tutta la vita”, ha aggiunto la donna, che al termine dell’udienza ha pianto, abbracciando l’avvocato Susanna Campione che l’ha assistita. “Spero che questa mia vicenda serva a tante persone che per anni non sono riuscite a fare questo passo”.