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    Coronavirus, l’esperto di pandemie Vespignani: “Il virus continuerà a circolare anche in estate”

    Alessandro Vespignani. Credit: Twitter
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 1 Apr. 2020 alle 08:13

    Pandemia, Alessandro Vespignani sul Coronavirus

    Il Coronavirus continuerà a circolare anche in estate ed è impensabile che la vita torni come prima. Avremo misure rigorose per tutto“. Così il fisico Alessandro Vespignani, 55 anni, romano che dirige Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University di Boston, nonché tra i massimi esperti di pandemie al mondo.

    In un’intervista al Corriere della Sera, Vespignani si sofferma sull’emergenza Coronavirus negli Stati Uniti. Secondo l’esperto negli Usa durerà almeno tre mesi “ma questo non significherà il ritorno completo alla normalità“, aggiunge.

    Sull’impennata di morti e casi negli Stati Uniti che crescono a una velocità che spaventa persino l’Italia (il paese con più morti Covid-19 al mondo) Vespignani sottolinea: “Ho subito sostenuto che non esisteva un “caso italiano”. Il virus si è diffuso prima in alcuni Paesi e poi in altri, anche per ragioni legate al caso. Non so, un viaggiatore arrivato in un posto anziché in un altro. D’altra parte questa epidemia, in generale, ha un tasso di raddoppio del numero dei contagiati ogni 3-4 giorni. E quindi è solo una questione di tempo. Oggi New York si trova nella situazione in cui era l’Italia un paio di settimane fa. Il resto degli Stati Uniti tra un paio di settimane si troverà nella stessa posizione in cui è adesso New York. Non c’è differenza tra Wyoming e Manhattan, anche se è chiaro che i numeri vanno parametrati sulla densità di popolazione. Il circuito si può spezzare solo adottando severe misure di lockdown. Ma qui sembra che nessuno voglia imparare qualcosa dall’esperienza degli altri“.

    E alla domanda sul perché il numero dei morti negli Usa sembra relativamente basso rispetto ai positivi l’esperto di pandemie risponde: “Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto è un errore contare i morti in rapporto ai casi positivi. Non è quello il tasso di mortalità reale. In sostanza il numero di vittime che vediamo oggi si riferisce a persone che hanno contratto la malattia venti giorni fa. Se vogliamo fare un calcolo indicativo, dovremmo dunque rapportare questo numero alla quota dei contagiati dello stesso periodo, di venti giorni fa appunto. Poi c’è anche un problema di classificazione delle cause di morte. Ma in realtà i numeri più importanti riguardano gli ospedalizzati. Faccio l’esempio sull’Italia. L’età mediana dei deceduti è 80 anni, ma quella delle persone che finiscono in ospedale è di 60. Il che significa che anche le fasce più giovani della popolazione sono a rischio ricovero. Ecco perché gli ospedali possono essere travolti dalla pandemia”.

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