A Nettuno, in provincia di Latina, all’interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo gestito dalla cooperativa Eta Beta, ad un certo punto, per diverse settimane non era stata raccolta nemmeno la spazzatura. Come mostrano alcuni video esclusivi ottenuti da TPI.
A Licata, in provincia di Agrigento, un cittadino straniero ha raccontato di essere stato malmenato più volte con un bastone di ferro per aver denunciato i traffici di droga del gestore di un centro di accoglienza straordinario.
Le denunce sono tante. Uno degli esposti presentati in questi anni dalla associazione LasciateCientrare insieme alla rete antirazzista di Catania, giace senza alcuna risposta sulla scrivania del procuratore capo di Agrigento. E in essa viene riferito che «nel centro denominato “Villaggio Mose” vi è una situazione deprecabile, rifiuti non rimossi, promiscuità tra famiglie con minori, adulti e donne».
La portavoce dell’organizzazione, Yasmine Accardo ha spiegato a TPI che la gran parte delle segnalazioni sono arrivate alla associazione di cui fa parte dalla provincia di Trapani, «dove ora molti centri sono stati chiusi dalla locale prefettura per le condizioni indegne in cui si trovavano».
Entro il 30 giugno di ogni anno il ministero degli interni dovrebbe presentare al Parlamento la relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza al fine di “fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all’eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale”. Un appuntamento, però, che il Viminale manca da due anni. Mentre scriviamo, infatti, ancora non sono disponibili i dati ufficiali relativi al 2020.
Una mappa dettagliata dei centri con l’indicazione dei posti disponibili nelle strutture, delle presenze, dei prezzi per l’erogazione dei singoli servizi e dei gestori che li erogano, provincia per provincia, l’ha realizzata, nel frattempo, la ong ActionAid, insieme alla fondazione Openpolis. È una piattaforma gratuita, completamente accessibile online e si chiama Centri d’Italia.
Lungo lo stivale, le criticità e i gestori di dubbia fama, in tutti i casi, non mancano neppure nel sistema ordinario gestito dai Comuni, il così detto Sprar/Sai. A Taranto, per esempio, dove l’unico centro ordinario esistente è gestito dalla cooperativa Giovanni Paolo II che fa riferimento a Don Luigi Larizza, sacerdote dal profilo perlomeno discutibile, dato che ogni anno nei locali della “sua” parrocchia celebra una messa per Benito Mussolini.
Negli ultimi anni del sistema di accoglienza di Taranto si è interessata più volte la Guardia di Finanza e, in un caso, anche la Procura Distrettuale Antimafia che si trova a Lecce. A farne le spese, però, coinvolto in un processo che si sta svolgendo presso il tribunale della città jonica, è proprio chi quel sistema l’ha denunciato pubblicamente per anni.
Come ha raccontato a TPI, Enzo Pilò, imprenditore sociale finito sotto inchiesta della locale procura: «abbiamo scelto da diversi anni, ormai, di non lavorare più all’interno del sistema di tipo emergenziale, quello gestito dalle prefetture, per intenderci, rinunciando così a cospicui profitti, ed ora queste accuse di aver frodato il sistema sembrano perlomeno paradossali». E ancora, ha riferito: «con la nostra piccola associazione abbiamo compiuto una scelta politica, dal 2017 in poi. Da quando cioè la riforma del sistema avviata con il Decreto Minniti ha diminuito i servizi erogati e scelto un modello di contenimento e controllo dei richiedenti asilo invece che mirato a garantirne l’autonomia».
Queste sono solo alcune delle storie sul sistema di accoglienza italiano raccolte attraverso i racconti e le immagini fornite dai testimoni, soprattutto, dai richiedenti asilo e rifugiati ospitati all’interno dei centri di accoglienza straordinari gestiti dalle prefetture, i così detti CAS, dal Nord al Sud dell’Italia, da Caltanissetta a Vercelli. Storie che riferiscono dei guadagni che si sono moltiplicati negli ultimi anni da parte di alcune cooperative, della mancata trasparenza del Ministero dell’Interno, e dei diritti minimi che sono violati nei confronti dei cittadini stranieri che dovrebbe essere tutelati dallo Stato.
A vent’anni dalla nascita dello Sprar, nel prossimo numero in edicola di TPI trovate l’inchiesta integrale che racconta come il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo e rifugiati sia diventato un disastro, per una precisa scelta politica, dai Decreti Minniti alla riforma voluta da Matteo Salvini.
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