Il caso di Elisa Claps: la storia vera, cosa è successo
Qual è la storia vera dell’omicidio di Elisa Claps, raccontato nella serie tv di Rai 1 Per Elisa in onda ad ottobre 2023? L’omicidio di Elisa Claps è un fatto di cronaca nera in cui fu vittima una studentessa, nata a Potenza il 21 gennaio 1977 e uccisa a sedici anni. Scomparve nella città natale il 12 settembre 1993, e se ne persero le tracce per oltre sedici anni fino a quando il cadavere della ragazza fu rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 marzo 2010. Le indagini successive appurarono che la morte della giovane avvenne lo stesso giorno della sua scomparsa per mano di Danilo Restivo, che, nel periodo in cui la sorte di Elisa Claps era ancora sconosciuta, fu giudicato colpevole anche dell’uccisione, compiuta il 12 novembre 2002 in territorio britannico, di una vicina di casa, Heather Barnett.
Elisa Claps, ultimogenita di tre figli nati da un commerciante e un’impiegata, era una studentessa al terzo anno del liceo classico di Potenza. La mattina di domenica 12 settembre 1993 Elisa uscì di casa per recarsi a una funzione religiosa nella vicina chiesa insieme ad un’amica, dicendo al fratello Gildo che sarebbe rientrata entro le ore 13 per raggiungere la famiglia nella casa di campagna dei Claps, a Tito, e pranzare tutti insieme. Secondo le testimonianze, la giovane aveva in realtà concordato con l’amica in questione di recarsi presso la chiesa della Santissima Trinità, sita nel centro di Potenza, per incontrare un amico che doveva consegnarle un regalo per festeggiare la promozione agli esami di riparazione. Da quel momento di lei si persero le tracce.
L’inchiesta venne inizialmente assegnata alla Procura della Repubblica di Potenza e il caso affidato alla PM Felicia Genovese. Si scoprì che la persona incontrata da Elisa era Danilo Restivo, ventunenne originario di Erice, Sicilia, trasferitosi da ragazzino a Potenza con la famiglia, dove il padre Maurizio aveva assunto l’incarico di direttore della Biblioteca nazionale potentina. Restivo risultò essere stata l’ultima persona ad aver visto la ragazza; la ricostruzione che il giovane diede dei propri spostamenti dopo l’incontro fece sorgere alcuni sospetti nei suoi confronti da parte degli inquirenti.
Alcune ore dopo la sparizione di Elisa infatti Restivo si presentò con gli abiti insanguinati al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino per farsi medicare un taglio alla mano, raccontando ai medici d’essersi ferito in seguito ad una caduta accidentale avvenuta nel cantiere vicino alla chiesa della Santissima Trinità, dove si stavano costruendo delle scale mobili. La ferita, tuttavia, sembrò essere stata provocata da una lama. I vestiti che il giovane indossava quella domenica apparvero vistosamente insanguinati, ma non vennero sequestrati immediatamente; Restivo si rese irreperibile per i due giorni successivi giustificandosi con la necessità di aver dovuto sostenere un esame universitario a Napoli. Una volta rintracciato dagli inquirenti Restivo affermò di aver parlato con Elisa per qualche minuto, chiedendole consiglio su come comportarsi con una comune amica della quale s’era innamorato e che, inoltre, Elisa gli avrebbe confidato che fosse spaventata a causa di un individuo che l’aveva importunata mentre stava entrando in chiesa; dopodiché, secondo il racconto di Restivo, la ragazza si sarebbe allontanata mentre lui s’era trattenuto a pregare.
Gli inquirenti scoprirono che Restivo aveva l’abitudine di importunare le ragazze delle quali si invaghiva, effettuando spesso telefonate mute nelle quali si sentiva la colonna sonora del film Profondo rosso o il brano Per Elisa di Beethoven. Un’altra abitudine di Restivo era quella di tagliare di nascosto ciocche di capelli a giovani donne con un paio di forbici, che portava sempre con sé. Alcune amiche di Elisa dichiararono che Restivo aveva tentato di corteggiarle senza successo e che era abitudine del giovane cercare di ottenere appuntamenti dalle ragazze da cui era attratto con la scusa di offrire piccoli doni, diventando poi aggressivo e violento nel momento in cui queste rifiutavano i suoi approcci.
Quando apprese che la giovane aveva avuto un appuntamento con Restivo, la madre di Elisa focalizzò la sua attenzione verso il ragazzo, dichiarando che, con ogni probabilità, Danilo aveva ucciso Elisa e ne aveva occultato il corpo. La donna perciò chiese ripetutamente agli inquirenti d’indagare a fondo su Restivo, ma senza esito.
Il 17 marzo 2010, diciassette anni dopo la sparizione, i resti di Elisa Claps vennero ritrovati occultati in fondo al sottotetto della chiesa potentina della Santissima Trinità. Il cadavere venne scoperto per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d’acqua; oltre ai resti umani, vennero trovati anche un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che restava dei vestiti della giovane. Il reggiseno appariva tagliato ed i jeans aperti, suggerendo che la ragazza avesse subito un’aggressione a sfondo sessuale prima di essere uccisa.
Il ritrovamento venne giudicato dai familiari della vittima una messa in scena, ritenendo che fosse avvenuto in precedenza e che fosse stato tenuto nascosto dal parroco della chiesa, don Domenico “Mimì” Sabia; la madre di Elisa dichiarò di sospettare del religioso, poi deceduto nel 2008, perché non le avrebbe mai permesso di ispezionare i locali della chiesa, mentre il fratello di Elisa chiese all’arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo di “dire finalmente la verità su quanto accaduto”.
Il 19 maggio 2010 Danilo Restivo, nel frattempo trasferitosi in Inghilterra a Bournemouth, nel Dorset, venne fermato dalla polizia con l’accusa di omicidio volontario con riferimento al brutale assassinio del 2002 ai danni dell’allora sua vicina di casa, la sarta Heather Barnett. Da tempo era tenuto sotto controllo e pedinato dalla polizia locale, che lo aveva anche ripreso mentre in una zona boschiva – armato di uno stiletto – pedinava con atteggiamento sospetto donne inglesi.
Processi
Il 30 giugno 2011 Danilo Restivo venne condannato all’ergastolo dalla Crown Court (tribunale) di Winchester per l’assassinio di Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth. L’8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, ha inizio il processo di primo grado a Danilo Restivo, con rito abbreviato. Nel corso della prima udienza i PM, facendo notare che i reati concorrenti più gravi a carico di Restivo, che avrebbero potuto far scattare l’ergastolo, sono tutti prescritti, avanzano la richiesta di trent’anni di reclusione, ossia il massimo possibile, unitamente all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di libertà vigilata al termine dell’espiazione della pena.
L’11 novembre 2011 Restivo viene condannato a trent’anni di carcere, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di 700000 € alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. Il processo di appello, iniziato a Salerno il 20 marzo 2013 e celebrato in presenza di Restivo, si conclude il 24 aprile 2013 con la conferma della condanna a trent’anni per Restivo, il quale sconterà la pena dell’ergastolo in Inghilterra. Il 23 ottobre 2014 la Corte di Cassazione conferma in via definitiva la condanna a trent’anni inflitta nei confronti di Restivo nei precedenti gradi di giudizio.
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