“Non era un appartamento, era un bunker. Ho avuto questa sensazione, quando ci sono entrata: un bunker. Una prigione dove anche se avessi urlato non mi avrebbero sentita. Dove sarei morta ammazzata”. L’imprenditrice di 56 anni che accusa il giornalista Mediaset ed ex assessore comunale di centrodestra Paolo Massari di violenza sessuale racconta cosa è accaduto la sera del 13 giugno.
Paolo Massari, 54 anni, giornalista Mediaset, ex assessore all’Ambiente del Comune di Milano nella giunta di Letizia Moratti, è stato arrestato con l’accusa di stupro. I poliziotti sono giunti sul posto dopo la denuncia della vittima, vecchia compagna di scuola di Massari, che ha chiesto aiuto in strada, svestita, poco dopo essere uscita dal box di lui, in Via Nino Bixio, a Milano. La vittima è stata portata alla clinica Mangiagalli, dove sono state rilevate lesioni compatibili con lo stupro. Il giornalista invece è stato condotto nel carcere di San Vittore.
Massari, che oggi sarà interrogato, si è da subito professato innocente. La donna ripercorre con terrore gli attimi vissuti quella sera: “Avevo paura di essere uccisa: è stato questo il pensiero che avevo, non tanto e non soltanto per la violenza in sé, quanto per eventuali peggiori conseguenze… I minuti trascorrevano lentamente, e nella mia testa hanno cominciato a formarsi gli incubi: ‘Mi fa fuori’. Non era suggestione, era una presa d’atto… Ero prigioniera, non scorgevo una minima via di uscita”. La 54enne affida il racconto al Corriere, ripercorrendo con precisione tutto lo svolgersi degli eventi.
“Sono imprenditrice e Paolo aveva proposto un articolo di approfondimento sul mio mondo. Come molti, come moltissimi, sto pagando un prezzo alto alla pandemia, il lavoro non c’è, si fa fatica, le prospettive sono preoccupanti… Ci conosciamo da quand’eravamo adolescenti, con Paolo, abbiamo frequentato il liceo Parini. Ho accettato l’invito all’aperitivo e, l’ammetto, è stato un bell’aperitivo. Un momento piacevole. Non c’è stato niente, in quei momenti al bar, che mi facesse immaginare un finale del genere… Ad ambedue andava di proseguire con una cena al ristorante. Paolo ha detto che siccome il tempo non era buono, era meglio prendere la macchina lasciando lo scooter a casa sua, lì vicino. Ci siamo andati, e una volta nel seminterrato è sceso il buio. Qualcuno pensa che abbia commesso un errore, che in un certo senso me la sia andata a cercare… A me, che una donna debba difendersi come se fosse lei la colpevole, che debba giustificarsi, fa schifo”, afferma l’imprenditrice.
Ma appena entrati nel garage, qualcosa è cambiato: “Paolo ha avuto una velocissima metamorfosi, ha iniziato a dare ordini e pretendere che li eseguissi, mi ha umiliata, voleva che fossi la sua schiava… Aveva quel ghigno, quel ghigno… Ero da un lato bloccata, paralizzata, e dall’altro ho deciso di gestire la situazione, di cercare di controllarla per quanto potessi, avevo quel pensiero fisso, sempre lo stesso: ‘Mi ammazza’. All’improvviso, forse appagato, si è fermato e ha acceso una sigaretta. La saracinesca del box, adiacente il seminterrato, aveva un pertugio alla base, non so neanche come sia riuscita a passarci, ma ci sono riuscita, ho percorso un vialetto, sono sbucata in strada… Lui era alle mie spalle, sullo sfondo. Calmo, rilassato. Ripeteva: ‘Rientra, non far la matta’”.
Parole che l’imprenditrice ha ripetuto anche ai Carabinieri in fase di denuncia. Stando alla versione della donna, Massari le aveva proposto di andare in scooter in via Nino Bixio, parcheggiare i motorini, depositare i caschi, e poi prendere la macchina per andare a cena. L’imprenditrice sostiene di non aver fatto la minima allusione a un finale differente e d’esser stata poco convinta dell’idea di Massari, ma di aver comunque accettato. Una volta arrivati nel seminterrato Massari avrebbe cambiato atteggiamento diventando molto aggressi, qui le avrebbe anche detto: “Sei la mia schiava, adesso ti faccio male”.
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