“Non c’è stata nessuna festa con centinaia di persone qui a Marina di Carrara, è totalmente falso”. Alfonso Sanchez Sanchez, dominicano che vive nella frazione di Carrara, al telefono con TPI smentisce l’ipotesi secondo la quale all’origine del focolaio di Covid-19 in provincia di La Spezia (circa 70 persone in ospedale a causa del Covid, 6 in terapia intensiva, con sei anziani deceduti) ci sarebbe una maxi festa di cittadini dominicani a Marina di Carrara, in Toscana, cui avrebbero perso parte anche persone residenti nello spezzino.
Sulla crescita anomala dei contagi nel cluster ligure sta indagando il procuratore della Repubblica Antonio Patrono che, tramite la Guardia di Finanza de La Spezia, ha richiesto alla Asl 5 i faldoni relativi a tutti i casi di Covid-19 registrati sul territorio nelle ultime settimane, per far venire a galla le possibili ragioni alla base dell’escalation. Nel mirino dell’inchiesta per epidemia colposa – al momento contro ignoti – oltre alla presunta festa dei domenicani a Ferragosto nei pressi di Carrara, c’è anche la festa dei tifosi in strada per la promozione dello Spezia in Serie A il 20 agosto.
L’inchiesta punta a verificare se i contagiati abbiano “partecipato insieme a feste, cerimonie o qualsiasi altro momento di aggregazione senza l’uso di mascherine e il rispetto delle distanze”, sulla base della convinzione che “comportamenti contrari agli accorgimenti”, come la violazione del divieto di assembramenti e dell’obbligo di mascherina, abbiano causato l’espansione dell’epidemia, dando impulso alla nuova diffusione dei contagi.
Nei giorni scorsi il governatore della Liguria Giovanni Toti aveva dichiarato: “Il cluster parte sicuramente dai raduni ferragostani di persone di varie nazionalità, tra cui quella dominicana, che si sono tenuti nella provincia di Massa-Carrara. Ma francamente credo che nessuno possa escludere che il cluster possa essere stato amplificato dai festeggiamenti spontanei per la promozione dello Spezia in Serie A. Non mi sento di escluderlo, ma non sono un tecnico”.
L’ipotesi della festa in Toscana e della comunità di domenicani
“Non c’è stata nessuna maxi festa a Ferragosto”, nega Sanchez, che è presidente dell’Associazione Mutual San Miguel a Marina di Carrara. Anche lui – dice a TPI – è in quarantena, da asintomatico, perché risultato positivo al tampone per il Covid-19 dopo essere entrato in contatto con un amico che si è ammalato. “Magari è possibile che in qualche bar dove ci troviamo ci fosse un positivo, ma lì non ci riuniamo con centinaia di persone, ci andiamo con la famiglia o a fare una partita di domino, come piace a noi”, sostiene. “Non si può mai sapere chi ha il virus, se il focolaio è venuto da lì non è colpa di nessuno”.
A negare qualsiasi festa è anche Anna, che fa parte dell’Adosp (Asociaciòn de Dominicanos Organizados en La Spezia, la comunità di dominicani di La Spezia) che a TPI dice: “Questa festa non è mai esistita a Carrara, non so dove abbiano trovato questa notizia, anche noi vogliamo capire. Non risulta a nessuno di noi che ci sia stata questa festa”.
L’Asl Toscana Nord Ovest, responsabile per il territorio di Massa Carrara, ha risposto al governatore della Liguria, che l’aveva accusata di aver sottovalutato il cluster tra i cittadini dominicani, smentendo che si sia tenuta alcuna “festa pubblica”. “Ribadiamo che nel territorio della provincia di Massa Carrara non si è svolta alcuna festa pubblica”, si legge in una nota dell’8 settembre. L’azienda sanitaria ha detto di aver “sempre notificato correttamente i contatti al dipartimento della prevenzione ligure”. “Infine”, prosegue la nota, “si evidenzia che il cluster è stato gestito dalla nostra Asl in modo corretto ed adeguato, mettendo in atto tutti i protocolli del caso. Ciò è confermato dal fatto che negli ultimi giorni non sono più stati accertati casi positivi nella comunità dominicana”.
Pochi giorni prima, la stessa Asl aveva fatto sapere che si trattava di un “cluster già rilevato e circoscritto, nei giorni successivi al ferragosto”, parlando di “circa 50 cittadini positivi che sono stati, nel tempo, presi in carico dal dipartimento di prevenzione, che già dalla metà del mese di agosto, sta monitorando l’andamento dei contagi”. E aveva aggiunto: “Al momento non risultano feste con migliaia di partecipanti ma, sempre il 15 agosto, una festa ben più ristretta e privata, tra cittadini della stessa nazionalità“.
I festeggiamenti in strada per lo Spezia in Serie A
La seconda vicenda finita sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti riguarda i festeggiamenti avvenuti in strada a La Spezia lo scorso 20 agosto, dopo la promozione della squadra di calcio locale in Serie A, quando migliaia di tifosi sono scesi in strada. Secondo Toti, “non si può escludere che la festa promozione dello Spezia sia stato un ‘moltiplicatore’ dei contagi che si sono verificati in città”, anche se “dai dati che abbiamo a disposizione sappiamo che il cluster è precedente alla festa”.
Il sindaco di La Spezia Pierluigi Peracchini, invece, ha escluso che i festeggiamenti abbiano contribuito a tal punto alla diffusione del virus. “Si tratta di cittadini stranieri di poche nazionalità”, ha detto in riferimento ai casi registrati, “qualche anziano e qualche lavoratore dei cantieri navali”. Le foto pubblicate sui giornali, in ogni caso, mostrano grandi festeggiamenti fuori dallo stadio, durante i quali sembra che ben poche persone indossassero le mascherine.
I casi nei cantieri navali
A TPI Sanchez dice di non avere notizia di persone di La Spezia che sono state a Marina di Carrara a ridosso di Ferragosto, ma ammette che c’è un “vai e vieni di ragazzi dominicani che lavorano nel settore dei cantieri navali“, dove lavora anche lui stesso. “Può darsi che i contagi siano avvenuti tramite il lavoro”, dice. “Usiamo tutte le protezioni ma lavoriamo a stretto contatto”.
Alcuni casi nei cantieri navali, d’altra parte, erano già emersi a La Spezia dopo Ferragosto e proprio oggi i sindacati locali hanno espresso la loro preoccupazione sulle ormai “decine le segnalazioni che ci arrivano dall’interno di aziende del nostro territorio di possibili contagi Covid” e registrate “in tutti i comparti, dai cantieri navali, alla grande distribuzione, passando per gli enti pubblici“, segnalando “una situazione molto seria e potenzialmente esplosiva“.
“Il virus si sta espandendo nei luoghi di lavoro, si deve avviare subito una massiccia campagna di tamponi a tappeto, tracciamenti e isolamento dei casi positivi, per questo ultimo aspetto utilizzando gli ammortizzatori sociali a disposizione. Altrimenti rischiamo un ritorno dell’epidemia peggiore della prima ondata”, è la loro richiesta ad Asl, comune e provincia.
Le misure di contrasto al contagio e la situazione all’ospedale di Sarzana
Di fronte all’incremento dei casi a La Spezia, il 5 settembre scorso Toti ha firmato un’ordinanza che impone l’obbligo di indossare la mascherina anche nei luoghi esterni per una settimana, mentre il primo cittadino ha revocato l’ordinanza che permetteva musica e aperitivi anche all’aperto fino alle 22. Ma ora il governatore sta pensando a misure più drastiche per fermare la diffusione del contagio, come un “mini-lockdown” nella provincia.
Ieri, intanto, il cluster di La Spezia – città di poco più di 90mila abitanti – ha registrato 33 nuovi contagi sui 51 totali a livello regionale e una vittima di 94 anni, deceduta a Sarzana. A preoccupare non è solo l’incremento dei casi, ma anche la virulenza dei sintomi. In Liguria, dei 98 ricoverati in ospedale, 65 sono nello Spezzino. In terapia intensiva ci sono 11 pazienti, di cui 6 nel territorio della Spezia.
Toti ha dichiarato che negli ospedali “la situazione è sotto controllo”, e ha parlato di 214 posti disponibili di media intensità secondo il piano di eventuale incremento di posti letto in Asl 5. Al momento i posti sono 66 e, per far scattare il primo livello di piano, vi sono ancora 26 posti disponibili. “Siamo comunque lontani da questa esigenza”, ha garantito il presidente di Regione Liguria. Ma al San Bartolomeo di Sarzana, punto di riferimento in regione per la lotta al Covid-19, fino a pochi giorni fa erano ricoverate cinque o sei persone con Coronavirus, mentre oggi i ricoverati sono 65, di cui sei in terapia intensiva. Difficile prevedere cosa accadrà nelle prossime settimane, ma medici e operatori temono già che torni l’incubo cui abbiamo assistito nei mesi più difficili dell’emergenza.
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