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    Documenti del CTS, il governo non vuole renderli pubblici e fa ricorso contro il Tar. TPI chiede di vederli da mesi

    Il premier Conte davanti alla Protezione Civile Credits: ANSA

    I verbali del Comitato tecnico scientifico sono di interesse pubblico rispetto alla gestione dell'emergenza Coronavirus. Ma il governo non vuole mostrarli

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 30 Lug. 2020 alle 12:13 Aggiornato il 30 Lug. 2020 alle 12:21

    Il governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar di rendere pubblici i verbali secretati del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile. Si tratta di tutti gli atti usati dal presidente del consiglio Giuseppe Conte per emanare i dpcm di marzo e aprile, quelli che riguardano il lockdown e la mancata istituzione della zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro e che TPI chiede di vedere da mesi.

    Il governo non vuole mostrare quei documenti

    La fondazione Luigi Einaudi di Roma aveva ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il rifiuto di far conoscere i documenti del Cts. Il Tar il 22 luglio scorso ha deciso di rendere tutto pubblico entro 30 giorni ma il governo, cioè la Protezione civile che di questo è un dipartimento, ha messo in campo l’avvocatura dello Stato per ricorrere contro la decisione.

    Nell’appello è presente una domanda di sospensione cautelare della sentenza di primo grado. La decisione su questo punto dovrebbe quindi arrivare a giorni. Scrive l’avvocatura dello Stato: “I dpcm, oggetto dell’odierno contenzioso sono atti amministrativi generali, frutto di attività ampiamente discrezionale ed espressione di scelte politiche da parte del Governo che trovano la propria fonte giuridica nella delega espressamente conferita dal legislatore all’esecutivo in un atto avente forza di legge, ovvero, in particolare dapprima nell’articolo 3 del decreto legge 6/2020, convertito con Legge numero 13/2020 e, poi, nell’articolo 2 del decreto legge 19/2020, convertito con legge  35/2020, e rinvengono la propria ragione nell’esigenza temporanea ed urgente di contenere e superare l’emergenza epidemiologica causata dal Covid-19”. E’ questo il motivo per cui i verbali dovrebbero restare segreti.

    La risposta della Fondazione Einaudi

    E’ grave aver fatto l’appello perché dimostra che il governo non è disponibile ad essere trasparente su atti così importanti – dice l’avvocato Andrea Pruiti Ciarello, consigliere di amministrazione della fondazione Einaudi –  Atti che hanno compresso i diritti e le libertà costituzionali per i cittadini come mai nella storia della repubblica”. L’invito della Fondazione è quello di ritirare il ricorso e così “consentire ai cittadini di giudicare le scelte dell’esecutivo”.  Il presidente della fondazione Giuseppe Benedetto dice: “Facciamo appello perché con un gesto di apprezzabile e intelligente apertura agli italiani prima ancora che alla Fondazione Einaudi, la presidenza del Consiglio ripensi la sua posizione. Non abbiamo alcun intento di partecipare al confronto politico in corso. Per questo motivo avremmo auspicato e abbiamo sino all’ultimo sperato in un gesto di grande eleganza e di sostanza democratica da parte della presidenza del Consiglio dei ministri, che di fronte a una sentenza del giudice amministrativo avrebbe potuto adempiere senza proporre appello e insistere in una linea che appare di retroguardia”.

    La battaglia di TPI

    Già mesi fa TPI aveva richiesto l’accesso ai documenti del Comitato tecnico scientifico, il cui interesse pubblico al fine di comprendere la più grave pandemia dell’ultimo secolo è sempre stato fuori discussione. Tra questi atti ci sono anche quelli relativi alla settimana che va dal 1 marzo all’8 marzo, periodo cruciale per la mancata chiusura dei due comuni della Bergamasca Alzano Lombardo e Nembro, diventati poi il peggiore focolaio d’Europa, su cui noi di TPI abbiamo pubblicato un’inchiesta in più parti. Tra quelle pagine c’è la nota dell’Istituto Superiore di Sanità in cui si chiedeva l’isolamento della Val Seriana già il 2 marzo e anche le ragioni del CTS per cui quest’ultima è stata ignorata. Nei mesi di lockdown, in diverse conferenze stampa della Protezione civile, TPI ha chiesto più volte spiegazioni sulla mancata pubblicazione di quei verbali e raccolto le versioni contrastanti del ministero della Salute e della Protezione Civile.

    L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:

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