Divorzio breve, Meloni accelera sulla riforma del processo civile. Giudici e avvocati protestano
La maggioranza accelera i tempi della riforma del processo civile, che debutterà quattro mesi prima del previsto. Dal 1° marzo infatti, entrerà in vigore la nuova procedura unificata che regolerà le separazioni, i divorzi e altri giudizi civili riguardanti famiglie e minori, con l’eccezione delle adozioni, di competenza sia del tribunale ordinario, che di quello per i minorenni o del giudice tutelare. Ad anticipare le scadenze è stata la legge di bilancio, che ha modificato le norme transitorie della riforma Cartabia del processo civile, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 30 giugno. Una scelta presa “alla luce di interlocuzioni con la Commissione Ue sul monitoraggio delle riforme previste dal Pnrr”, ha riportato Il Sole 24 Ore, citando fonti del ministero della Giustizia.
La decisione ha però suscitato la preoccupazione di magistrati e avvocati, che hanno chiesto di rivedere alcuni aspetti critici della riforma, che promette di accelerare i tempi dei processi facendo anche affidamento sulla “giustizia digitale”.
Con l’ultima modifica, saranno consentite già dal 1° gennaio le udienze da remoto, con collegamenti audiovisivi, o per note scritte in tutti gli uffici, mentre dal 30 giugno il processo civile telematico potrà essere esteso al giudice di pace e al tribunale per i minorenni, che finora lavorava interamente su documenti cartacei. Dal 17 ottobre 2024 arriverà poi il tribunale unico per minorenni e famiglie.
Oltre alla digitalizzazione, la riduzione dei tempi dovrebbe essere garantita anche dall’eliminazione, nei procedimenti di separazione e divorzio, dell’udienza presidenziale, in cui oggi è possibile chiedere provvedimenti provvisori. Solo in alcuni gravi casi si potranno ottenere “provvedimenti indifferibili” mentre potrà essere previsto un percorso più veloce per casi di abusi familiari. Il tribunale per i minorenni avrà meno possibilità di delegare a giudici onorari.
“L’anticipazione non tiene conto delle risorse scarse a disposizione, in termini di personale e di infrastrutture informatiche”, ha detto Maria Masi, presidente del Consiglio nazionale forense, che ha detto di salvare la parte dedicata alla riforma civile alla famiglia “perché l’uniformità del rito e del giudice eviterà la dispersione di energie, a beneficio delle persone da tutelare”. Masi ha inoltre avvertito che “tutti gli operatori del processo della famiglia devono avere il tempo di acquisire una formazione adeguata”.