“Chi troverà questo scritto capirà, o io sarò morta, o sarà morto lui”, scriveva la 18enne Makka sul suo diario poco prima di uccidere il padre, Akhyad Sulaev, 50 anni.
A pubblicare alcuni passaggi di quelle pagine è il quotidiano La Stampa. La ragazza è ora agli arresti domiciliari in una comunità protetta con obbligo di indossare il braccialetto elettronico.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Alessandria ha deciso di non disporre la custodia cautelare in carcere in considerazione del contesto in cui si è consumato l’omicidio, avvenuto nella serata di venerdì 1 marzo nella casa della famiglia a Nizza Monferrato, in provincia di Asti.
Makka ha infatti ucciso il padre a coltellate al culmine di una lite e di diversi episodi di maltrattamenti nei confronti della madre. Il gip non le ha comunque riconosciuto la legittima difesa.
“Spero che tutti gli uomini simili brucino all’inferno”, scriveva la giovane sul suo diario. “Non avrei mai neanche immaginato di portare via la vita ad una persona, ma preferisco portarla via a quel coglione prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, cioè mia madre”.
“Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre”, si legge ancora nelle pagine del diario di Makka. “Non avevo mai osato affrontare mio padre, ne oppormi a lui. Ma i maltrattamenti duravano da tempo, perché fanno parte della sua cultura, al modo di intendere i rapporti con le donne”.
La ragazza racconta anche che il padre, ceceno, in più occasioni aveva afferrato la madre e l’aveva trascinata davanti ai tre figli maschi per mostrare loro “come si tratta una donna”. “Quando la vostra moglie vi risponderà o si comporterà male dovrete prenderla così, come fa papà”, diceva l’uomo ai figli.
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