L’inchiesta pubblicata su The Post Internazionale lo scorso 28 ottobre, incentrata sul critico operato di alcune professioniste della maternità, ha aperto un varco verso l’universo social in cui sono collocate. “Il lato oscuro della gravidanza. Così ostetriche, consulenti e violenza alimentano il business della maternità sui social”, abbiamo denunciato con la nostra indagine giornalistica.
«Continuate a farvi manipolare dalla medicina, vi hanno fatto credere di non riuscire a sopportare il dolore perché il potere delle donne deve essere sopito. La medicalizzazione è il modo migliore per controllarvi, e le conseguenze di un parto contro natura le pagheranno i vostri figli. Quelle per aver infangato il nostro lavoro, invece, le pagherete voi».
Questo è il tono che caratterizza le critiche, e talvolta persino le intimidazioni, che alcune delle dirette interessate – accorse in massa in difesa dei loro metodi protagonisti di denunce e segnalazioni — hanno rivolto al nostro giornale per l’inchiesta pubblicata.
«Non ci fermeremo, il parto è una cosa naturale che non ha a che fare con la scienza, esistono fior fior di studi a favore del nostro metodo, per fortuna non è la scienza.»
Siamo andati a fondo a questo interrogativo, e abbiamo scoperto una delle più pericolose declinazioni della deriva spirituale che gravita attorno alla maternità.
Si tratta di una rete ad appannaggio femminile che si identifica in un gruppo di auto aiuto, chiamato Mandala. Il dichiarato intento delle persone che fanno parte di questo sistema è sovvertire le logiche del mercato ed emanciparsi dal patriarcato, mettendo in piedi quella che definiscono economia solidale femminista. Per entrare a far parte del Mandala bisogna essere invitate da qualcuno, e versare una quota di 1.300,00 euro, con la promessa di un ritorno economico quadruplicato e affetto incondizionato da parte delle altre componenti. Ogni donna che fa parte del gruppo ha il compito di farne entrare almeno altre due.
Tra le segnalazioni pubbliche di questo sistema, spiccano centinaia di interventi di donne in difesa soprattutto dell’investimento in denaro, che definiscono “dono al cosmo” e giustificano con continui rimandi alle economie circolari delle culture africane. Si attribuisce alla gravidanza una sacralità incontrovertibile e si mettono in pratica veri e propri rituali di benedizione del pancione. Le donne che fanno parte del gruppo si affidano rigorosamente al parto in casa, appoggiate da ostetriche fautrici del ritorno alla natura ancestrale delle partorienti.
La descrizione del parto assume una declinazione dai caratteri pericolosamente anti scientifici, adornata da un’inedita mistica rivisitazione del determinismo biologico. Le donne di questi gruppi portano avanti la narrazione che non contempla la presenza di ginecologi o medici in fase di parto. «Una brava ostetrica e la sua assistente bastano per garantire sicurezza e non intervengono se non necessario. Non fanno da spettatrici e non disturbano, sono invisibili. Mamma e bimbo sono le due figure interessate e niente e nessuno deve interferire. Fino a qualche anno fa non esisteva che gli uomini partecipassero al parto, neanche i papà».
La brava ostetrica di cui si parla su uno dei profili Instagram delle mamme sostenitrici della gravidanza spirituale garantisce sicurezza e invisibilità, e la sua prestazione costa 3mila euro.
Alcune delle ostetriche consigliate dalle esponenti del Mandala sono seguitissime sui social, e viene da chiedersi quale sia il loro ruolo nel gruppo, che non compare mai nei post dei loro account.
Le prime segnalazioni di persone che denunciano il pericoloso declino di amiche e parenti entrate a far parte di questo sistema risalgono a quattro anni fa e aumentano quotidianamente.
Il gruppo assoggetta completamente le madri che ne fanno parte, dunque l’accesso al mercato del lavoro è ostacolato anche da barriere di natura pratica. Come in ogni sistema di questa natura, lo scopo è di mantenere le persone al suo interno in posizioni di subalternità e dipendenza.
La priorità massima è rivolta alle continue esigenze del gruppo, come dichiara una donna in una testimonianza: «Qualche giorno fa sono andata a trovare una mia amica che non vedevo da tempo e l’ho trovata completamente trasformata. Non ha più tempo di mangiare, non si occupa più delle figlie e non si relaziona con il marito.
Trascorre le sue giornate al telefono, ad ascoltare interminabili messaggi vocali di sconosciute in evidenti condizioni di labilità psichica. Non è riuscita a dedicarmi neanche il tempo di una chiacchierata. Mi ha raccontato che è molto occupata a svolgere il lavoro di reclutamento e ascolto nel gruppo, e mi ha parlato dei soldi spesi come di un dono in cambio di sorellanza. Sono molto dispiaciuta per lei e le sue bimbe piccole».
Le persone che denunciano pubblicamente questo sistema e altri affini, ricevono risposte pubbliche in ostinata ma cortese difesa del gruppo da parte delle donne che ne fanno parte. I toni delle stesse persone, però, cambiano drasticamente nelle conversazioni private, in cui compaiono minacce pericolosamente articolate. Questo gruppo è sorretto da un sistema piramidale, la cosiddetta “catena di Sant’Antonio”, un tipo di vendita che ricordiamo essere vietata dalla legge 173 del 17 agosto 2005.
Lo scenario del Mandala è caratterizzato da elementi illeciti e surreali, ma non è una mosca bianca. Rappresenta una delle massime espressioni di un diffuso sistema che attribuisce alla gravidanza un potere mistico che va difeso dalla compromissione della medicina. La visione spirituale della maternità di questo gruppo, infatti, non si distanzia molto da quella dei corsi pre-parto più gettonati, che svela un’altra faccia – seppur di diversa entità – della stessa medaglia.
Vendere a caro prezzo promesse irrealizzabili è sempre illegittimo, e lo è ancora di più farlo avvalendosi di filosofie terrorizzanti, disinformazione, individuazione di un nemico comune, falsa accoglienza, devozione unilaterale e senso di colpa. Eppure, si tratta di meccanismi tragicamente ricorrenti nell’ambito che si definisce a supporto della maternità.
Il corso Mamme in Movimento, che vanta migliaia di seguaci, colleziona un numero di segnalazioni in crescita costante, proprio al netto di alcuni di questi comportamenti.
Tra le tantissime, riportiamo la segnalazione di Barbara Bacci, che riassume la sua esperienza in queste righe: «Già dal primo colloquio telefonico con MIM ho avuto l’impressione di essere entrata a contatto con qualcosa di oscuro che mi turbava. L’inventrice del metodo, con laurea in scienze motorie alla mano, era osannata di continuo per aver avuto l’idea geniale che garantisce alle donne di non soffrire e non lacerarsi durante il parto.
La medicalizzazione era descritta come una follia dei tempi moderni. Il prezzo per l’insegnamento di questo metodo magico superava i cinquecento euro, tutto online. Se da una parte mi sentivo scettica, dall’altra ho proseguito con la lezione di prova a pagamento, chiaramente ingolosita dalle promesse. Quando ho notato la correlazione del corso con profili social che sponsorizzano mediante toni accaniti il parto in casa e lucrano su gravidanza e vulnerabilità sono scappata, ma ho amiche che hanno proseguito e se ne pentono amaramente.» La maternità sacra e il divieto di medicalizzazione sono gli infelici elementi ricorrenti di tutte le segnalazioni su alcuni corsi pre-parto e consulenti, proiettati in modalità sistematiche.
La furia generata dall’aver fatto luce sul lavoro di alcune professioniste è la triste dimostrazione della pericolosità del sistema su cui è fondato. Denunciarne pubblicamente la pericolosità, genera una violenta catena di assillanti dinamiche da branco. «Quando ho denunciato l’ostetrica che mi ha convinta a partorire in casa e per cui mia figlia ha rischiato danni permanenti, le mamme del gruppo mi hanno aggredita per giorni, facevano post con la mia faccia in cui si collezionavano insulti», racconta Marta Lombardo. «Mia figlia stava male, della loro sorellanza nei miei confronti non era rimasto più nulla. Sono stata costretta a chiudere anche Whatsapp per un mese. Ma oggi sono libera, è finita».
Ogni gruppo di sostegno alla maternità si fonda sull’idolatria di qualcuno. Qualcuno che veste gli abusi di autodeterminazione, descritto come l’illuminato detentore di una suprema verità e assi nella manica e, che, invece, custodisce logorante polvere sotto brutti tappeti. Qualcuno ai vertici di un sistema che ormai si regge da solo, con una solida impalcatura costruita sui corpi delle donne che ne fanno parte. Qualcuno che forse ha sempre saputo che, in questo gioco, perdono tutti.
Mamme in Movimento è un corso di preparazione fisica al parto, nato dalla professionalità e dall’esperienza ventennale della dottoressa Elena Taddei, scienziata motoria. Il corso, unico nel suo genere, è basato su un innovativo studio della biomeccanica del corpo della donna in gravidanza e durante il parto. Il parto è considerato come una prestazione fisica eccezionale per il corpo della donna, cioè come un vero gesto atletico e, come si fa nello sport, va preparato tecnicamente, attraverso lo studio dettagliato delle singole forze che entrano in azione.
Lo studio biomeccanico è stato poi tradotto in un programma di allenamento specifico, fatto di esercizi mirati, tecniche di spinta e posizioni per il parto da fare in coppia col partner. In tal modo le future mamme arrivano in sala parto consapevoli e tecnicamente preparate su come muovere il proprio corpo e quindi in grado di gestirlo al meglio.
Secondo un primo studio statistico condotto in collaborazione con il dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, il travaglio risulta più rapido, meno doloroso e si registra una minore incidenza di lacerazioni. I neonati hanno un ottimo indice Apgar e anche le mamme hanno una ripresa molto veloce, dimostrando un miglioramento di tutti gli outcomes dei parti.
I risultati, disponibili sul sito scientifico www.taddeismartbirth.com, sono valsi alla dottoressa Taddei la partecipazione, nel 2017, al premio Europeo “Horizon Prize – Birth Day”. Da allora la raccolta dati è costante e altri studi sono in programma. Dal 2013 il metodo è oggetto di un corso presso “Scienze e tecniche dello sport e delle attività motorie preventive e adattate”, all’interno del corso di laurea magistrale di Scienze Motorie dell’Università di Firenze, dipartimento di Medicina, tenuto personalmente dalla Dottoressa Taddei.
Trattandosi di un programma di allenamento fisico del corpo della gestante, il metodo non si pone assolutamente in alternativa agli interventi medico-sanitari in gravidanza e durante il parto ed in nessun modo gli esercizi o le posizioni possono ostacolare o inibire l’intervento del personale medico sanitario.
Mai la Dottoressa Taddei ha inteso o intende criticare l’operato dei professionisti sanitari, di cui, come scienziata, riconosce e rispetta la professionalità, tant’è che, attualmente, sono in essere progetti di collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Universitaria Fiorentina di Careggi e con l’ospedale universitario di Lione.
Oramai da anni, il corso registra un numero di iscrizioni costantemente in crescita, vantando la partecipazione di mamme provenienti da tutto il mondo (Europa, America, Oriente e Australia).
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