Nella puntata di Quarto Grado andata in onda venerdì 7 maggio 2021 su Rete4 è stato lanciato un “scoop”, ovvero un’intervista esclusiva ad Anna Corona, la donna sospettata di essere coinvolta nella sparizione di Denise Pipitone, una bambina di cui si sono perse le tracce nella città siciliana di Mazara del Vallo il primo settembre del 2004 mentre giocava davanti casa.
Occorre ricordare che la donna – sin dall’inizio indicata dalla madre della bambina, Piera Maggio, come possibile responsabile o corresponsabile del sequestro della figlia per complessi motivi di rapporti familiari – è stata fatta oggetto di indagini nel corso degli anni ma la sua posizione al momento è archiviata.
La sua persona è tornata prepotentemente sotto i riflettori. Prima a seguito dell’ipotesi – velocemente sfumata dopo accertamenti biologici – che Denise una volta rapita potesse essere finita in Russia sotto il nome di Olesya Rostova, una ragazza di circa vent’anni (tanti ne avrebbe oggi Denise) avente vaghe somiglianze con la madre della piccina, che ha fatto un appello televisivo per trovare la sua famiglia d’origine. Poi a seguito del sopralluogo disposto dalla Procura di Marsala il 5 maggio scorso nell’abitazione e nel garage che la signora aveva nelle sue disponibilità fino a pochi anni fa, sopralluogo che non ha fatto emergere nulla ma che inevitabilmente ha accostato il nome dell’ex inquilina a scenari da film horror (è stato ispezionato anche un pozzo profondo circa dieci metri, evidentemente nell’ottica di un risvolto tragico della vicenda).
La signora Corona la conosciamo mediaticamente attraverso intercettazioni telefoniche e dichiarazioni rese al processo a carico della figlia maggiore Jessica (imputata per concorso in sequestro della bambina, sua sorellastra, ed assolta in via definitiva in Cassazione) che da anni vengono riproposte da vari programmi tv, incluso Quarto Grado: brevi dichiarazioni, immagini rubate, brandelli di dialoghi in dialetto non chiarissimi che ne hanno restituito – almeno a seguire tali estratti – una figura ambigua e per certi aspetti inquietante.
Ebbene, per la prima volta venerdì sera abbiamo avuto la possibilità di vederla per sua volontà e ascoltare un suo pensiero compiuto e disteso. È scoppiato il caos: sui profili social personali di Piera Maggio, su quelli del programma, su pagine che sostengono attivamente la ricerca della bambina, in giro per il web sono stati pubblicati migliaia di messaggi di protesta per quanto mandato in onda, al punto che il conduttore Gianluigi Nuzzi ha pubblicato a stretto giro un video di chiarimenti sul perché, a suo avviso, quella intervista andava fatta, in sostanza per dare voce a tutte le parti coinvolte in una vicenda, insomma, per dovere di cronaca.
Ad avviso di chi scrive Gianluigi Nuzzi non ha colto il senso profondo delle proteste che sono state rivolte per il servizio andato in onda: al netto di quelli che insultano qualunque sia l’argomento, la maggior parte di chi ha criticato l’intervista non contesta il diritto della donna di offrire la sua versione dei fatti quanto le modalità con cui l’intervista è stata realizzata ed i commenti successivi di alcuni opinionisti in studio con in testa le dichiarazioni dell’opinionista Carmelo Abbate.
In sostanza, chi ha seguito la trasmissione ha dichiarato di aver avuto l’impressione di un’intervista senza un vero contraddittorio che si è risolta in un monologo nel quale la diretta interessata ha ribadito più volte di essere oggetto di persecuzione mediatica con la sua famiglia, che è vicina alla madre della bambina Piera Maggio e che spera che Denise torni a casa. Affermazioni che sono state reputate offensive nei confronti della Maggio, che sin dall’inizio ha parlato di odio della Corona nei suoi confronti (che la Corona non smentisce ed anzi conferma con una parola che forse è un lapsus: i bambini per lei non si toccano nonostante un “tradimento”, presumibilmente con riferimento alla fiducia che la Corona riponeva nella Maggio, venuta meno in seguito al legame tra l’ex amica e l’ex marito della prima, Pietro Pulizzi, da cui è nata la bambina scomparsa).
Nel migliore dei casi si rimprovera alla giornalista Ilaria Mura – che era di fronte a lei – di non averla incalzata su fatti acclarati come contraddizioni nell’alibi il giorno della scomparsa o le minacce nei confronti di Piera Maggio e la sua famiglia. Nel peggiore di aver dato voce ad una persona che ad un certo punto sembra addirittura aver mandato un messaggio in codice ai propri concittadini, quando ha esortato “I mazzaresi a ricordare chi è la famiglia Corona”.
L’acme dell’indignazione, tuttavia, è stato raggiunto quando, una volta rientrati in studio, il giornalista Carmelo Abbate – nel ribadire che le risultanze delle indagini e dei processi hanno certificato la completa estraneità di Anna Corona e Jessica Pulizzi – si è lamentato per la “tortura mediatica” a suo dire inflitta alle due, perché le piste da esaminare ad avviso del giornalista (non nuovo a posizioni controcorrente rispetto all’opinione maggioritaria sui casi di maggior clamore mediatico) sono altre, non quella famigliare.
Tale comportamento è stato giudicato un affronto nei confronti di una madre che si batte da 17 anni per avere verità su quanto accaduto alla propria figlia, una mancanza di sensibilità nell’esporre tesi legittime ma pronunciate con una foga che sembra nascondere un risentimento di qualche tipo nei confronti della famiglia della bambina scomparsa.
Acompletare il quadro l’impressione che tali modalità di esposizione non siano state stigmatizzate dal conduttore, soddisfatto di avere delle dichiarazioni esclusive e quindi teso a difendere il risultato ottenuto a scapito della verità sulla sorte di una bambina di nemmeno quattro anni sparita in un fazzoletto di quattro vie in un paese della provincia siciliana.
È evidente che tra la redazione del programma e la madre della bambina, che cerca di ottenere pressione mediatica per la verità sul caso, si è creata una frattura difficile da ricomporre dopo frizioni che probabilmente erano da tempo nell’aria per disaccordi sul modo di gestire la vicenda. Tuttavia è lecito chiedersi se la scelta editoriale di “schierarsi con Anna Corona” (questa è l’impressione generale avuta da chi protesta) sia dettata da una volontà genuina di cercare la verità oppure dalla volontà di differenziarsi dalle trasmissioni Rai che si occupano attivamente della vicenda e che ospitano quasi quotidianamente Piera Maggio e il suo legale Giacomo Frazzitta.
Chi scrive si rifiuta di pensare ad uno scenario così cinico: significherebbe una sorta di vendetta nei confronti di Piera Maggio “che si rifiuta di andare a Mediaset”, la quale sino a prova contraria vuole solo riavere sua figlia. A parole tutti vogliono la verità sulla scomparsa di Denise Pipitone. Nei fatti?
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