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    Decreto sicurezza bis, l’Ue: “Verificheremo la compatibilità con le leggi europee”

    Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno. Credit: Miguel MEDINA / AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 14 Giu. 2019 alle 13:28 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:35

    Decreto Sicurezza Ue compatibilità – Dopo settimane di rinvio il Consiglio dei ministri ha approvato l’11 giugno il tanto discusso decreto Sicurezza bis (Qui cosa prevede)

    Cavallo di battaglia della Lega, il via libera al testo aveva creato nuove frizioni tra gli alleati di Governo e lo stesso Quirinale aveva posto dei dubbi sulla sua costituzionalità.

    Dopo la sua approvazione da parte del Cdm, però, anche la Commissione europea ha mosso delle critiche alla riforma, sottolineandone la possibile incompatibilità con le leggi dell’Unione.

    Come spiegato da una dei portavoce, Natasha Bertaud, la Commissione provvederà a verificare la “compatibilità” del decreto Sicurezza bis con la legislazione dell’Ue.

    “Si tratta di una bozza e non commenteremo un decreto quando è ancora un progetto”, ha detto Bertaud. Tuttavia “la Commissione mantiene la sua prerogativa di verificare la compatibilità di questa legislazione una volta adottata”.

    Il commento sul decreto della portavoce arriva in un giorno molto delicato sul tema dei migranti e che vede coinvolto anche il decreto Sicurezza.

    Il 14 giugno la nave della Ong Sea Watch, dopo aver soccorso due giorni prima 53 migranti al largo della Libia, è ancora in attesa di un porto sicuro e si trova davanti alle coste di Lampedusa.

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    Il ministro dell’Interno però ha minacciato di prendere provvedimenti contro la nave se l’equipaggio dovesse entrare in acque territoriali sulla base del decreto Sicurezza bis e ha invitato la nave a dirigersi in Libia.

    Tripoli per la prima volta ha infatti offerto alla nave umanitaria un “porto sicuro” in cui sbarcare, ma la Ong si è rifiutata di portare indietro le persone soccorse.

    Sulla vicenda è arrivato il commento della stessa Bertaud, che ha dato ragione alla Sea Watch.

    “Tutte le imbarcazioni che navigano con bandiera Ue sono obbligate a rispettare il diritto internazionale quando si tratta di ricerca e soccorso, cosa che comprende la necessità di portare le persone salvate in un porto sicuro. La Commissione è sempre detto che queste condizioni attualmente non ci sono in Libia”.

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