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    Campi Rom, il piano Raggi non ha funzionato. L’Associazione 21 luglio: “Spesi milioni di euro e impatto quasi insignificante”

    Credit: ANSA / Chiara Acampora

    Il rapporto sull'impatto generato dal Piano rom della città di Roma a due anni e mezzo dalla presentazione

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 14 Gen. 2020 alle 15:59

     

    Campi Rom, il piano Raggi non ha funzionato. L’Associazione 21 luglio: “Spesi milioni di euro e impatto quasi insignificante”

    Era il 31 maggio 2017 quando la sindaca di Roma Virginia Raggi presentava il “Piano rom” del Campidoglio, che si poneva l’obiettivo di superare definitivamente i campi situati nella Capitale.  L’indomani Beppe Grillo aveva commentato l’iniziativa sul suo blog, parlando di “un capolavoro da applausi”. Trenta mesi dopo cosa resta di quel piano? A porsi questa domanda è stata l’Associazione 21 luglio, che si occupa di diritti umani e che oggi ha presentato in una conferenza stampa alla Camera dei deputati il report  “Dove restano le briciole. I propositi del Piano rom e ciò che rimane negli insediamenti della Capitale” (qui il rapporto integrale).

    L’associazione, tramite il presidente Carlo Stasolla, parla di un piano “contraddittorio e poco trasparente, mai condiviso con la cittadinanza e caratterizzato dal rifiuto a qualsiasi supporto esterno – compresa l’adesione a programmi europei -, accompagnato da una narrazione poco aderente alla realtà”. Le azioni nate dal “piano rom” – sottolinea la 21 luglio – “hanno avuto un impatto quasi insignificante se rapportate alle ingenti somme di denaro impegnate”.

    L’associazione sottolinea inoltre che l’Amministrazione Capitolina non ha mai provveduto a rendere pubbliche relazioni di monitoraggio al fine di condividere il reale impatto delle azioni previste dal Piano. Per questo, ha ritenuto di “colmare un vuoto”, attraverso “uno studio lungo e meticoloso, effettuato grazie all’ausilio di atti pubblici, documenti anche inediti, testimonianze raccolte tra operatori del Terzo Settore e all’interno degli insediamenti, in primis quelli direttamente coinvolti dal Piano: Camping River, La Barbuta e Monachina”.

    “Il “Patto di Responsabilità Solidale” – che rappresenta il “vincolo contrattuale” che lega l’Amministrazione ad ogni nucleo che intende partecipare alle azioni inclusive del Piano negli insediamenti di prossimo superamento (La Barbuta e Monachina) – è stato sottoscritto solo dal 19% delle famiglie”, sottolinea l’associazione. “Sotto il profilo alloggiativo non risulta siano stati erogati supporti per il buono casasul versante lavoro, ad eccezione di tirocini e borse lavoro, non sono mai partite le start up previste dal Piano; nella progettualità di recupero ambientale una sola persona risulta essere stata coinvolta. Drammatici sono i numeri sul fronte scolastico dove negli ultimi 3 anni si è assistito a un decremento dei minori rom iscritti del 56%”.

    Dall’altro lato, dal giorno della presentazione del Piano, sono stati registrati 104 sgomberi forzati, con un impegno di spesa stimato in oltre 3 milioni e 300mila euro. L’associazione segnala anche il “preoccupante” travaso di circa 800 persone dagli insediamenti formali a quelli informali che nella Capitale sono saliti a più di 300. “Rappresenta un allarme la volontà dell’Amministrazione Comunale di realizzare nuovi “centri di raccolta” per soli rom riproponendo soluzioni abitative già sperimentate nel passato con evidenti fallimenti”, sottolinea la 21 luglio.

    L’associazione, che inizialmente aveva chiesto una revisione del piano, oggi chiede al Campidoglio di sospendere la sua attuazione. “Chiediamo alla sindaca di sospendere ogni futura azione e di assumere il maturo coraggio dell’autocritica, in un atteggiamento che ponga al centro gli interessi della città e dei suoi cittadini, dentro e fuori le baraccopoli”, propone Stasolla. “Per questo chiediamo l’istituzione di un Tavolo cittadino dove, in un dialogo tra le diverse realtà, si possano rileggere le azioni del Piano, individuare le criticità, definire nuove linee di azione, ricucire rapporti di fiducia. In assenza di ciò, lo affermiamo dal giorno successivo alla sua presentazione, questo Piano continuerà a naufragare e ancora una volta assisteremo, come nel passato, allo sperpero di denaro pubblico accompagnato da violazioni sistematiche dei diritti umani”.

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