Crollo Ponte Morandi, arrestato ex ad di Autostrade Castellucci
È stato arrestato nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 novembre Giovanni Castellucci (qui il suo profilo), ex amministratore delegato di Autostrade, nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi di Genova. Secondo quanto trapela al momento, il reato contestato all’ex ad di Aspi, liquidato nel gennaio 2019 con una cifra vicina ai 13 milioni di euro, è quello di inquinamento probatorio, attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. Castellucci, che si trova agli arresti domiciliari, secondo l’accusa avrebbe intrattenuto rapporti stretti e anche “professionali” con gli attuali dirigenti della concessionaria, tentando di depistare le indagini portate avanti dai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno. Le misure cautelari e interdittive, firmate dal Tribunale di Genova su richiesta della procura ed emesse dai militari della guardia di finanza, coinvolgono anche altri cinque persone, due ex top manager e tre attuali dirigenti di Autostrade, tutti indagati sia sul filone principale dell’inchiesta, quella relativa al crollo del ponte avvenuto il 14 agosto del 2018 e che provocò la morte di 43 persone, che su quello secondario inerente ai pannelli fonoassorbenti.
“L’analisi della documentazione informatica e cartacea acquisita, le indagini tecniche effettuate, l’assunzione di plurime testimonianze hanno portato a raccogliere numerosi e gravi elementi indiziari e fonti di prova in capo ai soggetti colpiti da misura” spiega la guardia di finanza in una nota. In particolare, “la consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese); è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti”.
“Riscontrata la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Contestata anche la frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato) e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione – obbligatoria – all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti)” spiega ancora la Gdf.