A San Felice Circeo, meta turistica preferita dai romani in vacanza, non passa notte senza che si verifichino scene di degrado al limite della decenza e, soprattutto, senza che i tanti residenti assistano impotenti alla movida sfrenata a base di alcol che va in scena sotto le loro finestre in pieno centro storico.
I protagonisti, ormai da qualche anno, sono le centinaia di adolescenti in trasferta da Roma, ma non solo, che, con l’aiuto di qualche maggiorenne compiacente, consumano super alcolici a tutto spiano, finendo le loro serate in risse violente e coma etilici a profusione. Il tutto ripreso, come oggi va tanto di moda, da centinaia di telefonini sempre accesi per fare un video, ma mai abbastanza attivi per chiamare il 112 in cerca di aiuto.
Soccorsi che, c’è da registrarlo, arrivano con ritardi pericolosissimi, come racconta M.S. una romana in vacanza al Circeo che un paio di notti fa ha assistito, dalle finestre del suo appartamento in pieno centro storico, alla terribile scena di un’adolescente in coma etilico, accasciata al suolo mentre intorno la “Covida” continuava indifferente la sua corsa come una ruota del Lunapark senza sostegni che schiaccia e travolge tutto quello che incontra.
“Ho visto una ragazzina, forse di quattordici o quindici anni, svenuta in terra con intorno un gruppetto di coetanei quasi indifferenti, – ha raccontato sui social la testimone dell’evento – qualcuno che riprendeva la scena con il telefonino e allora ho chiamato subito il 112 per chiedere un’ambulanza, perché qui ogni sera è pieno di minorenni ammassati che consumano super alcolici senza controllo. Il mezzo è arrivato dopo più di un’ora da Terracina e ha caricato l’adolescente su una barella.”
Scene ormai abituali nella meta preferita della media borghesia romana che, dopo le restrizioni subite a causa del Covid-19, stanno aumentando esponenzialmente, così come i contagi in provincia di Latina, arrivati ieri a quota 50, dei quali 5 a Sabaudia – a pochi chilometri da San Felice – e uno proprio al Circeo, dove aumentano anche le chiusure, per casi sospetti o accertati di Covid, di bar e ristoranti.
E sotto gli ombrelloni in tanti vociferano che i contagi siano molti di più, ma che, complice il clima di omertà che spinge molti adolescenti e i loro incoscienti genitori a nascondere eventuali positività al virus, non vengano accertati con tamponi per non rovinarsi le ambite vacanze e, addirittura, che in alcuni casi non si segnalino all’ASL gli effettivi contatti per non mettere in quarantena altre persone.
Non sia mai che si rovinino le vacanze a qualcuno, ci ripensiamo al prossimo lockdown, adesso divertiamoci e contagiamoci tutti, del doman non v’è certezza.
E in questo Sabato del Villaggio quotidiano che è il centro del Circeo, ogni notte va in scena la stessa pericolosa Covida: centinaia di giovani, spesso senza mascherina, che affollano il paese, bevendo per affogare la noia di un paese che non ha più niente da offrirgli, se non pizzerie e ristoranti a non finire.
Da anni ormai, infatti, un po’ tutto il litorale laziale ha subito questo processo di chiusura dei locali notturni in favore della ristorazione spiccia e popolare che garantisce il giusto equilibrio tra soddisfazione della richiesta e rispetto della, sempre più suscettibile, quiete pubblica.
E quindi via lo storico pianobar Il Valentino, e via le discoteche sul mare della Bussola, del Nautilus e dello Chez Nina a Puntarossa, anche se il sito del Comune continua tristemente ad indicarne i nomi e i telefoni nella sezione By Night.
Di notte i giovani al Circeo possono solo andare a dormire, ma le notti estive, si sa, non sono fatte per dormire; e a diciotto anni la voglia repressa di ridere, ballare e cantare esplode, soprattutto dopo due anni di pandemia, lockdown e DAD, nelle forme che stiamo registrando sempre più frequentemente da Ponza a Gallipoli.
Vacanze spesso a base di alcol, assembramenti e risse quotidiane, impossibili da arginare vista l’esiguità dei controlli e la tanta voglia di salvare l’economia di paesi che vivono di turismo e non possono permettersi chiusure ad agosto.
Un romano, che spesso si ferma al Circeo anche nei mesi invernali, ha spiegato così la penuria di sicurezza: “In paese la sera ci sono dei Vigilantes privati che controllano un po’ e un paio di pattuglie arrivate da Roma. La caserma dei Carabinieri la sera chiude, se c’è un’emergenza devono arrivare da Terracina”.
Ma da Terracina, evidentemente non è arrivato nessuno nemmeno l’altra notte, quando alle 4 qualcuno di questi minorenni ha iniziato a prendere a calci l’edicola in cima al paese, imprecando e finendo per sparare alcuni colpi a salve che hanno terrorizzato gli sfortunati residenti.
E le forze armate impegnate a tenere a bada i villeggianti senza mascherina in pieno Centro storico, spesso non fanno in tempo a correre a Vigna la Corte – la zona a ridosso delle antiche mura romane che prima di mezzanotte accoglie giornalisti e scrittori famosi – per fermare e identificare i tanti ragazzi che intonano cori osceni fino a tarda notte o ingaggiano violente risse che poi finiscono su Telegram nel canale video illegali.
È chiaro che la noia, il disagio e il lassismo di qualche genitore non possono essere la giustificazione a tali comportamenti, ma, forse, qualche domanda dobbiamo iniziare a farcela tutti, perché se queste sono le generazioni che domani gestiranno questo paese e che oggi intonano a Vigna la Corte “Se famo l’incidente muore solo il conducente”, abbiamo un problema. Serio.