All’indomani della notizia che il vaccino di AstraZeneca ha un’efficacia pari a solo il 10 per cento contro la mutazione sudafricana del virus, l’Italia è costretta a fare i conti con i diversi focolai delle varianti di Sars-Cov-2, che si trovano soprattutto in Italia centrale (qui tutte le ultime notizie sul Covid in Italia e nel mondo).
Di fronte all’aumento dei casi di varianti, il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità (Iss) stanno promuovendo approfondimenti diagnostici straordinari e a rivedere le regole anti-contagio. Da qui la proposta di 21 giorni di isolamento dal tampone positivo nelle aree dove circolano, con la necessità di un tampone negativo per interrompere la quarantena. Ma dove si trovano questi focolai e qual è la loro estensione?
La diffusione delle varianti in Italia
Nelle sue Faq dedicate, l’Iss indica che al momento sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate: quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana. Per la prima, spiega l’Istituto superiore di sanità, “i vaccini sembrano essere pienamente efficaci”, mentre per le altre due “potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia”. La presenza delle varianti è stata registrata in varie Regioni, tra cui Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e provincia autonoma di Bolzano.
Per quanto riguarda la variante inglese del Covid, i casi certificati in Italia sono 162, ma il dato reale sembra essere ben più alto. I primi risultati di un’indagine apposita dell’Istituto superiore di sanità sulla diffusione della variante in Italia, che ha analizzato un campione dei tamponi positivi del 3 e 4 febbraio in tutte le Regioni, mostra una presenza della mutazione nel 30-50 per cento dei campioni a seconda delle Regioni, in particolare al centro.
In particolare, in alcune province delle Marche e dell’Abruzzo il 50 per cento dei contagi è ricondotto a questo tipo di variante. La percentuale scende al 30 per cento in Emilia Romagna. I risultati complessivi saranno comunicati entro l’11 febbraio all’Istituto superiore di sanità.
“Il ceppo britannico compare sempre più spesso. È evidente che cammini più degli altri”, spiega a Repubblica Nicola D’Alterio, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise, che finora ha rintracciato il maggior numero di casi. Per fortuna, i sintomi non sembrano più gravi della forma che conosciamo meglio. “Nel primo focolaio di variante inglese, quello di Guardiagrele, abbiamo avuto 35 contagiati. Solo una è andato in ospedale”.
Passando alla variante brasiliana, ne sono stati rintracciati 3 casi nel comune di Chiusi, in provincia di Siena. Il focolaio ha portato alla necessità di istituire una zona rossa e uno screening di massa nel borgo al confine con l’Umbria. Già lo scorso 5 febbraio il sindaco di Chiusi aveva reso noto che era stata trovata sia la variante brasiliana che quella sudafricana nella comunità.
Anche due bergamaschi, rientrati dal Sudamerica, sono risultati positivi nei giorni scorsi alla variante brasiliana. È risultato invece positivo alla variante sudafricana un 60enne rientrato dal Malawi e ricoverato all’ospedale Circolo di Varese.
La diffusione tra i giovani
Alla specifica domanda se le varianti colpiscano in particolar modo i bambini, l’Iss sul suo sito risponde: “Fino a questo momento le varianti più preoccupanti non sembrano causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età. La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. In termini di trasmissibilità la variante ‘inglese’ manifesta un aumento per tutte le fasce di età, compresi i bambini. Ci sono ancora molti studi in corso, ma al momento non sembra che la variante inglese abbia come target specifico i bambini, non li infetta in maniera particolare rispetto agli altri. Per quanto riguarda le altre varianti i dati non sono ancora sufficienti a formulare ipotesi”.
Ma una particolare contagiosità delle varianti tra i più giovani sembra emergere in alcune Regioni. In Umbria “nell’ultimo monitoraggio dell’Associazione italiana di epidemiologia abbiamo visto un aumento dei casi fra i bambini sotto ai dieci anni. È la prima volta che notiamo un segnale del genere. Il virus potrebbe diffondersi in una categoria finora poco toccata, che rischia di portare i contagi in famiglia”, ha dichiarato l’epidemiologa Stefania Salmaso, sempre a Repubblica.
Per contrastare la diffusione delle varianti, l’Abruzzo ha disposto la chiusura delle scuole superiori. Anche nelle Marche sono stati registrati casi di variante inglese nelle scuole – anche materne e primarie – di Tolentino, Pollenza e Castelfidardo. Un altro cluster sospetto è comparso nella scuola San Luigi di Bologna, che è stata chiusa.
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