Nonostante lo stato di emergenza sia finito, i numeri dell’epidemia restano alti e ora spunta una nuova variante, la Xe, figlia di Omicron 1 e Omicron 2, del 10% più contagiosa.
“La variante è ancora sotto osservazione – ha spiegato ad Agorà su Rai 3 Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza – ci sono 600 casi in Gran Bretagna, che e’ il paese che agevola la selezione di varianti perché dal 24 febbraio non ha nessun tipo di precauzione. Per il momento non sembra più letale, ma il fatto che sia più contagiosa è preoccupante perché crea una diffusione enorme del contagio con il coinvolgimento non solo dei pazienti ma anche degli operatori sanitari”. Inoltre, ha aggiunto, “in Gran Bretagna in questo momento per aspettare un’ambulanza ci vogliono addirittura 20 ore e l’attesa media per un intervento chirurgico in elezione e’ 10 anni, questo vuol dire che i cittadini non riescono ad accedere ai servizi sanitari. Dobbiamo evitare questo”.
Rilevata per la prima volta il 19 gennaio nel Regno Unito, “si tratta di una variante ricombinante, ovvero che ha unito in sé parti di Omicron Ba.1 e di Omicron Ba.2”. Non si esclude la possibilità, spiega il professore, che possa già essere presente anche in Italia. Ma come è possibile che si creino questi mix? Un soggetto potrebbe essere stato infettato contemporaneamente da due varianti diverse e i virus durante la replicazione, conferma Remuzzi, possono subire un mescolamento del materiale genetico. “L’unica arma di difesa che abbiamo è potenziare i sistemi di sequenziamento per non farci cogliere impreparati. Ricordiamo però che, quando “vediamo” qualcosa, è perché la diffusione è già iniziata”, continua il direttore dell’Istituto Negri.
Variante Xe, cos’è?
La variante Xe fa parte della grande famiglia della variante Omicron. Lo ha affermato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che nel suo aggiornamento settimanale sulle varianti considera la Xe il frutto di una ricombinazione dei due principali sottotipi della Omicron, BA.1-BA.2. “Xe appartiene alla variante Omicron fino al momento in cui non saranno riportate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità”, ha sottolineato l’Oms.