La nuova temuta variante di Covid-19 si chiama KP.2. Negli Stati Uniti corre veloce già da un po’ ed è all’origine di un contagio su quattro. In Italia è appena arrivata e si sta cercando di capire se – come sembra emergere da alcuni studi – è in grado di sfuggire all’azione dei vaccini. Quel che è certo, è che più contagiosa rispetto agli altri ceppi in circolazione.
La variante KP.2 appartiene a una famiglia particolare famiglia delle variante Covid: la famiglia Flirt, lontana parente della Omicron. La Flirt deriva dal ceppo JN.1, che attualmente è il più diffuso in Italia.
I sintomi delle varianti Flirt sono simili a quelli causati dai ceppi precedenti: mal di gola, tosse, stanchezza, febbre, dolori muscolari, perdita del gusto o dell’olfatto, difficoltà a respirare, nausea, vomito e diarrea.
L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha recentemente spiegato al quotidiano la Repubblica che, i sintomi della variante KP.2 “non dovrebbero essere più gravi di quelli tipici di un’influenza stagionale”.
KP.2 si distingue rispetto a JN.1 per alcune mutazioni che sembrano conferirle un maggior vantaggio in termini di contagiosità.
Peraltro, secondo uno studio appena pubblicato e condotto da alcuni scienziati italiani del Campus Bio-Medico di Roma e dell’Università di Sassari, “non ci sono rischi di maggior virulenza ed evasione del sistema immunitario”.
D’altro canto, due studi preliminari eseguiti in Giappone e Cina mostrano che le varianti Flirt possono essere in grado di eludere la protezione immunitaria dai vaccini grazie a un cambiamento nella struttura della proteina Spike che conferirebbe una maggior resistenza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato di basare le future formulazioni dei vaccini sul ceppo JN.1 perché sembra che il virus continuerà ad evolvere da quella variante.
Intanto, in Italia i nuovi casi di Covid rilevati nella settimana 9-15 maggio sono 923, in aumento rispetto ai 627 della settimana precedente. I deceduti negli ultimi sette giorni sono stati 17 (erano 9 nella settimana precedente) e il tasso di positività è passato da 0,8% a 1%. L’impatto sugli ospedali è “stabile e limitato”.
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