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    Covid, quando si potrà tornare alla normalità? Le date possibili

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 22 Mar. 2021 alle 10:24 Aggiornato il 22 Mar. 2021 alle 12:56

    Quando si potrà tornare alla normalità? Le date e i possibili scenari

    La campagna vaccinale procede a un ritmo ancora lento in Italia, con circa 200mila somministrazioni giornaliere. Ieri i contagi quotidiani hanno nuovamente superato la soglia dei 20mila, mentre i decessi sono stati 300. E la normalità sembra ancora un orizzonte lontano.

    Secondo il Data Room del Corriere della Sera, l’Italia potrà ripartire quando “il numero dei decessi rispetto alle persone contagiate sarà paragonabile a quello dell’influenza stagionale”. Passando cioè dagli 11 morti ogni mille contagiati a un decesso ogni mille.

    Come spiega Milena Gabanelli, sulla base dei calcoli elaborati con un modello matematico dal ricercatore Matteo Villa dell’Istituto per gli Studi di politica Internazionale (Ispi), “se Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson rispettano i termini di consegna, se le ombre su AstraZeneca si dissolvono in via definitiva e se il piano del Commissario Figliuolo procede rapidamente passando dalle 130mila dosi di metà marzo alle 300mila di fine aprile, si potrà ripartire il 25 di giugno“.

    Il calcolo dell’Ispi non si basa sul raggiungimento dell’immunità di gregge, ma sull’abbassamento del tasso di letalità, che varia a seconda delle fasce di età. Oggi è pari all’1,15 per cento: deve arrivare allo 0,01. Per farlo bisognerebbe tenere in considerazione, appunto, le variazioni per fasce di età e insistere su quelle su cui il virus ha un effetto più letale. Tra la categoria degli 80-89enni – che in Italia sono circa 3,6 milioni – l’8 marzo, con 990mila vaccinati, il tasso di moralità era pari al 7,3 per cento. Oggi, a due settimane dalla somministrazione della prima dose, è pari al 5,3 per cento.

    Ma nella fascia di età che va dai 30 ai 49 anni anche tramite la campagna vaccinale il tasso di letalità non è diminuito, perché si partiva da livelli già bassi: dallo 0,05 per cento nella categoria dei 30-39enni e dallo 0,09 per cento nella fascia 40-49. Nella fascia che va dai 50 ai 79 anni il tasso di letalità è rimasto stabile intorno al 2,9 per cento perché le vaccinazioni hanno riguardato poche persone appartenenti a questa categoria. Nella fascia di età degli over 90 il tasso di mortalità è passato invece dal 12,8 all’8,2 per cento.

    Quindi, spiega Gabanelli, se Big Pharma rispetta gli accordi, “si può pensare a una ripartenza il 25 di giugno se si continua a fare quello che è stato fatto finora, vale a dire somministrando il vaccino non solo agli over 80, ma anche a fasce di età non molto a rischio, tramite l’immunizzazione dei lavoratori esposti”.

    Se non dovessero arrivare tutte le dosi previste, però, si aprono due scenari.”Se continuiamo come fatto finora la stessa letalità si raggiungerà a metà agosto“. Se invece si dirottano tutte le dosi disponibili solo sulle categorie più fragili, in cui il tasso di letalità è più alto, si potrà tornare alla normalità comunque intorno al 20 di giugno. “Dall’inizio della campagna vaccinale abbiamo evitato 600 morti, ma questi potevano essere 1.700 concentrandosi solo sugli over 80”, osserva Gabanelli.

    “Entro la fine di giugno gli immunizzati con la prima dose saranno il 53 per cento, se invece ci saranno intoppi e si dirotteranno le dosi sugli anziani, questa percentuale si abbasserà ma si raggiungerà comunque la stessa letalità dell’influenza, con le ospedalizzazioni che crollano del 65 per cento e le terapie intensive del 75 per cento. In questo modo gli ospedali potranno tornare a funzionare normalmente e si potrà gradualmente tornare alla normalità, sempre mantenendo tutte le precauzioni”.

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