Covid, il piano per gli ospedali in ritardo di sei mesi: ecco perché i lavori non partono
In vista della seconda ondata di Covid, il governo aveva messo a punto lo scorso maggio un piano di potenziamento degli ospedali: eppure, a distanza di 6 mesi, la procedura è in ritardo e i lavori non sono ancora partiti. Perché? E di chi è la colpa? A fare luce sulla vicenda è stato un articolo de La Stampa a firma di Ilario Lombardo. Secondo quanto ricostruito, l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte nel decreto Rilancio, licenziato a maggio poco dopo la fine del lockdown, aveva previsto il “riordino della rete ospedaliera in relazione all’emergenza Covid-19” anche attraverso “piani di potenziamento e riorganizzazione adottati” dalle Regioni e dalle Province autonome. Tuttavia per più di 4 mesi nulla accade.
Solamente il 1° ottobre, infatti, il commissario straordinario Domenico Arcuri fa pubblicare un bando di gara, in cui si parla di procedura di “massima urgenza”, “per l’affidamento dei lavori, servizi di ingegneria, architettura e altri servizi tecnici, al fine dell’attuazione dei piani della rete ospedaliera nazionale”. Per i lavori, che riguardano le terapie intensive e semi-intensive, l’adeguamento dei Pronto soccorso e la dotazione di mezzi di trasporto, vengono stanziati 713 milioni di euro.
A distanza di quasi 7 mesi dal decreto e a due mesi dal bando, però, i lavori come detto non sono ancora iniziati. Secondo quanto ricostruito, il 12 ottobre scorso sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte alla gara avvitata il primo del mese. Su 800 partecipanti, 100, tra imprese e professionisti, si sono aggiudicati il bando. Il 2 novembre sono iniziate le verifiche dei requisiti da parte di Invitalia, azienda del Tesoro guidata sempre da Arcuri, mentre il 7, poi prorogato al 14, è stato il termine ultimo per consegnare la documentazione richiesta, tra cui la fideiussione. Risultato: i contratti siglati sono ancora in sospeso e i lavori bloccati in tutte le strutture designate.
Colpa della burocrazia quindi? Non solo. In molti casi, infatti, i problemi sono derivati dalle amministrazioni locali (le Regioni), che avrebbero dovuto inviare il piano della riorganizzazione ospedaliera ad Arcuri. Ebbene alcuni di questi piani sono stati consegnati a fine luglio su fogli Excel privi di qualsiasi dettaglio sia tecnico che logistico. Quella che doveva essere una procedura d’emergenza, dunque, rischia di diventare un’operazione praticamente inutile. Se anche i lavori dovessero partire nel giro di pochi giorni, infatti, ci vorrebbero almeno 6 mesi per completarli, ovvero quando l’epidemia di Covid potrebbe essere già in ritirata grazie all’arrivo del vaccino.
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