Le misure al vaglio del governo per limitare la quarta ondata di Covid
Il rapido aumento dei casi da Covid-19 in Italia spaventa Palazzo Chigi: il rapporto settimanale della Fondazione Gimbe conferma che siamo nella terza settimana consecutiva di incremento dei contagi, cresciuti dal 3 al 9 novembre del 37,7 per cento rispetto alla settimana precedente. Ieri il direttore dell’osservatorio epidemiologico sul Covid di Trieste, Roberto Battiston, professore di fisica sperimentale, ha lanciato l’allarme in vista del Natale, prevedendo che di questo passo si potrebbe arrivare a 20 o 30mila casi al giorno in corrispondenza delle feste.
Il governo allora corre ai ripari, procedendo però a un passo più cauto rispetto ai Paesi europei che hanno già imposto limitazioni più stringenti (l’Austria ha annunciato restrizioni alla circolazione dei non vaccinati a partire da lunedì). Si parte dalle misure che fino ad ora si sono rivelate efficaci, come i cambi di fascia in base ai tre criteri: nuovi contagi settimanali su 100mila abitanti e tasso di occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche, ritenuti affidabili per limitare la circolazione del virus. Non saranno cambiati a meno che la situazione non dovesse peggiorare.
Per quanto riguarda le zone rosse, governatori e sindaci, laddove necessario, sono pronti a imporle per isolare i focolai come già avvenuto in passato. La riflessione più profonda, che potrebbe invece portare ad alcuni cambiamenti, riguarda i test rapidi, ritenuti non completamente affidabili per la diagnosi del virus e causa della propagazione del contagio da parte di soggetti cosiddetti “falsi negativi”. Come riportato dal Corriere della Sera, i primi ad esprimere dubbi sono stati Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, e l’epidemiologo del Cts Donato Greco, il quale ha definito i tamponi antigenici l’”anello debole della catena” e affermato che “prima o poi si dovrà pensare di abolirli”.
Eppure l’utilizzo dei test rapidi è autorizzato dal regolamento dell’Unione Europea e – legato com è al rilascio del green pass – sarebbe difficile interromperlo, come sottolineato dal Ministro Speranza. Ma gli scienziati del Cts hanno avviato una riflessione in questo senso e non è escluso che il green pass possa essere rilasciato soltanto a chi ha effettuato un tampone molecolare, o addirittura soltanto a chi è vaccinato.
Intanto il certificato verde è considerata la misura più utile a contrastare la pandemia e per questo dovrebbe essere utilizzato almeno fino a primavera, riporta il quotidiano. L’obiettivo primario rimane quello di intensificare la campagna vaccinale, dopo che il Ministro della Salute ha dato il via libera alle terze dosi anche per la fascia 40-60 anni.
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