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    Il dossier dei servizi segreti che allarma il governo: “Contagi sottostimati del 50%”

    Credit: Ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Gen. 2021 alle 07:45

    Il giorno tanto atteso per il cambio dei colori delle regioni e l’aggiornamento della mappa colorata (bianca, gialla, arancione e rossa) è arrivato, ma un’ombra rischia di oscurare pesantemente questa giornata. Si tratta di un dossier che – come riporta Repubblica – sarebbe finito sulla scrivania del premier Giuseppe Conte.

    La documentazione è stata preparata dall’intelligence italiana e ridisegna drammaticamente al rialzo l’andamento pandemico degli ultimi due mesi. Secondo le informazioni riportate dal quotidiano, i nuovi positivi giornalieri in Italia sarebbero in realtà il 40-50 per cento in più di quelli rilevati ufficialmente. “Il totale dei contagiati è sottostimato a causa del calo del numero dei tamponi avvenuto a metà novembre 2020”, scrivono gli analisti. Che lanciano due allarmi: la curva epidemiologica non sta piegando verso il basso tanto quanto attestano i bollettini diramati dal ministero della Salute; i dati al momento sono inattendibili e quindi difficili da analizzare e da usare per prendere misure adeguate di contenimento del virus.

    Gli 007 arrivano a sostenere che il sistema italiano di sorveglianza, composto da ministero della Salute, Protezione civile e Regioni, stia sottostimando i contagi e lo fanno in base a un calcolo che si basa sulla proporzione matematica tra nuovi ingressi nelle terapie intensive (“fotografano la situazione delle due settimane precedenti, indipendentemente dai tamponi”) e la quota giornaliera di positivi aggiornata dal bollettino.

    “Osservando le terapie intensive nella parte finale dell’anno, si può dedurre che vi è stata una fase di ripresa dell’epidemia verso la metà dicembre. Una ripresa che non è stata rilevata né tracciata dai numeri nazionali a causa dei pochi test effettuati in quel periodo”, si legge nel dossier. Secondo l’intelligence, quindi, poco prima di Natale la curva è tornata a salire e la riprova sta nel fatto che i pazienti a rischio vita negli ospedali non sono diminuiti come ci si aspettava: la cifra è rimasta stabile, oscillando intorno alle 2.580 unità.

    Il problema risiede nel numero dei tamponi effettuati e nel conteggio: “L’introduzione dei test rapidi ha reso impossibile un confronto con le serie storiche passate. Alcune Regioni, inoltre, non fanno distinzione tra il molecolare e il rapido, è ciò ha evidenti ripercussioni sul calcolo di tutti i valori, tra cui il rapporto positivi/tamponi”. Il rapporto, sostengono, va rivisto, scorporando i rapidi e, soprattutto, togliendo quelli fatti per confermare l’avvenuta guarigione.

    In sostanza adesso è impossibile fare un’analisi realistica sulla base dei dati pubblicati. È quello che segnala anche la nostra intelligence, invitando il governo alla massima prudenza sulle riaperture.

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