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    “Costrette a spogliarci per avere la parte”: le storie delle attrici molestate e ricattate da registi e produttori

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 10 Gen. 2023 alle 10:18

    “Costrette a spogliarci per avere la parte”: le storie delle attrici molestate e ricattate da registi e produttori

    “Mi ritrovai sola con il regista, mi fece sedere sulle ginocchia e m’infilò la mano sotto il vestito per afferrarmi il seno”. Continuano a emergere testimonianze delle violenze e dei ricatti subiti dalle attrici di cinema, televisione e teatro. A raccoglierle l’associazione Amleta, che ha lanciato l’hashtag #apriamolestanzediBarbablù per “sollevare il sipario sulla violenza di cui sono vittime le attrici”. Molte le testimonianze citate oggi da La Repubblica: “un collega approfittava, in una scena, per toccarmi il sedere. Quando l’ho affrontato ha cercato di farmi passare per pazza visionaria”. Un’altra: “primo provino, il regista mi chiede di spogliarmi per ‘vedere come sei fatta. Anzi, se non vuoi slacciarti la camicetta posso farlo io’, mi dice. ‘Ti senti più suora o più puttana?’”. Oppure: “alla fine di un provino un regista mi fa: ‘Sei brava, e hai pure un bel culo’. Ogni notte mi chiamava anche alle 4”.

    “A un festival importante lo spettacolo prevedeva un nudo integrale”, ha raccontato un’attrice di teatro. “Un tecnico che aveva il compito di portarmi nel foyer mi disse: ‘Se vuoi facciamo una sveltina così ti rilassi”.

    “Avevo vent’anni quando andai nell’ufficio del direttore che ne aveva 60. ‘Secondo te perché ti rinnovo il contratto?’, mi chiese. ‘Perché sono brava’, risposi. Si alzò, mi prese per le spalle e mi tirò a sé. Lo spinsi, aprii la porta e scappai via in lacrime”, la testimonianza dell’attrice e conduttrice Valentina Melis, una delle tante che ha scelto di raccontare la sua storia. “Un regista mi chiamò, voleva uscire a cena. Rifiutai. Non mi chiamò più per nessun altro lavoro”, ha detto Giulia Manzini, tra le interpreti de “Gli sdraiati” di Francesca Archibugi. “Secondo anno di Accademia di arte drammatica, il professore mi aiutava a sentire dove fosse il diaframma, non riuscii a realizzare subito che mi aveva infilato una mano nelle mutande per masturbarmi”, il racconto di Barbara Giordano (l’insegnante fu poi licenziato). “Ero in Accademia, il mio agente mi mandò a fare un provino per una pubblicità a Cinecittà, ci trovammo io e un aiuto regista, mi chiese di togliermi la maglia e mostrare il seno ‘perché il regista vuole essere sicuro di come sei fatta’”, ricorda Francesca Romana De Martini. “Dissi di no, mi disse se non lo fai non sei una professionista, sei una cretina, non lavorerai mai nella vita”.

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