Augias restituisce la Legion d’Onore alla Francia
“Domani lunedì 14 dicembre andrò all’Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d’onore a suo tempo conferitemi. Un gesto nello stesso grave e puramente simbolico, potrei dire sentimentale. Sento di doverlo fare per il profondo legame culturale e affettivo che mi lega alla Francia, terra d’origine della mia famiglia”: il giornalista Corrado Augias ha annunciato così, in una lettera indirizzata al quotidiano Repubblica, la decisione di restituire il prestigioso titolo di cui è stato insignito dalla Repubblica francese insieme ad altri personaggi emeriti come Liliana Segre dopo aver appreso che nella lista figura anche il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. La Legion d’Onore è è stata conferita al capo di Stato il 7 dicembre scorso, proprio nei giorni in cui la procura di Roma ha reso noto il fascicolo che prova il coinvolgimento di quattro agenti dei Servizi Segreti egiziani nell’uccisione di Giulio Regeni.
“La mia opinione è che il presidente Macron non avrebbe dovuto concedere la Legion d’onore ad un capo di Stato che si è reso oggettivamente complice di efferati criminali – scrive Augias – Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l’importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione. Quando il primo console Napoleone Bonaparte la istituì, voleva certificare il riconoscimento di un merito, militare o sociale. Questa distinzione è importante in relazione al caso di cui si discute. Dove e quali sono i meriti del presidente Al-Sisi?”, si chiede il giornalista, e anticipa la missiva che domani recapiterà all’Ambasciata di Francia.
Nella lettera Augias sottolinea che l’assassinio del ricercatore italiano scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato morto otto giorni dopo con segni di torture sul corpo rappresenta per gli italiani “una sanguinosa ferita e un insulto”. “Mi sarei aspettato dal presidente Macron un gesto di comprensione se non di fratellanza, anche in nome di quell’Europa che – insieme – stiamo così faticosamente cercando di costruire”, scrive Augias. “Non voglio sembrare più ingenuo di quanto non sia. Conosco abbastanza i meccanismi degli affari e della diplomazia – però so anche che esiste una misura, me la faccia ripetere con le parole del poeta latino Orazio: Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum. Credo che in questo caso la misura del giusto sia stata superata, anzi oltraggiata”.
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