Una delle prerogative per la riapertura e la fase due è il test sierologico, che potrà valutare l’immunità al Coronavirus. In attesa della procedura per il test rapido su scala nazionale, alcune regioni come la Liguria e la Lombardia stanno già effettuando degli esami sugli asintomatici. Il professor Matteo Bassetti è il direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova e spiega che i primi risultati sono sorprendenti: “Su alcune migliaia di test sierologici eseguiti su persone non sintomatiche la percentuale di positivi al Covid 19 è molto più alta di quella che pensassi. Siamo oltre il 10 per cento, diciamo verso il 15 e alcuni segnali mi fanno pensare a percentuali anche maggiori”.
Questi valori degli asintomatici rimetterebbe in discussione alcune stime del bollettino: “Questo cambia molte cose – spiega Bassetti – Dalla letalità (decessi sui contagiati), che così sarebbe molto più bassa, a tutti gli altri indici: la mortalità (decessi sulla popolazione complessiva), l’indice di ospedalizzazione, anche quello di gravità”.
Secondo l’infettivologo, per affrontare la Fase 2 in sicurezza, c’è “la necessità di andare il più rapidamente possibile a uno screening di massa, diciamo qualche centinaia di migliaia di persone, che ci dica quanti sono davvero i contagiati, dove sono, quanti anni hanno, cosa fanno nella vita”.
Come? Genova propone test sierologici (rapidi e non), intrecciati ai tamponi. In modo da diminuire anche il tasso di errore. “I test rapidi – dice l’esperto – si possono fare anche con banchetti per strada presidiati da personale sanitario. Danno risultati in dieci minuti e dicono se la persona ha sviluppato gli anticorpi e, dunque, è entrato in contatto con il Covid 19. Il tampone a quel punto serve a capire se la malattia è ancora in corso e se è contagiosa. Credo che la gente, con il desiderio diffuso di sapere se il virus ci ha toccati, si presterebbe volentieri. Comunque, al di là dei modi, è necessario partire al più presto con uno screening attendibile”.
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