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    Coronavirus: Italia in quarantena, ma i tabaccai sono obbligati a tenere aperto. “Volevo chiudere ma non posso. I clienti giocano alle slot machines, li ho cacciati”

    Foto d'archivio. Credit: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 13 Mar. 2020 alle 13:48 Aggiornato il 13 Mar. 2020 alle 15:30

    Coronavirus: Italia in quarantena, ma i tabaccai sono obbligati a tenere aperto

    Tra gli esercizi commerciali rimasti autorizzati all’apertura dall’ultimo decreto del Presidente Conte, c’è lo strano caso dei tabaccai. Strano per due ragioni: la prima è che i tabaccai, al contrario di farmacie o supermercati, non vendono effettivamente beni di prima necessità, e la seconda e più importante, è che sono obbligati a tenere aperti gli esercizi, anche contro la loro volontà. Non tutti sanno che l’attività dei tabaccai è controllata dallo Stato: è lo Stato a decidere quanti giorni di ferie possono fare gli operatori, ed è lo Stato che ieri ha stabilito l’obbligo di apertura dei punti vendita. Un tabaccaio che oggi decidesse di non aprire il suo punto vendita, potrebbe incorrere in pesanti sanzioni, nel possibile reato di interruzione di pubblico servizio, oppure dovrebbe prendere ferie (30 giorni in un anno) o dare giustificati motivi di malattia.

     

     

    Questo si verifica perché le tabaccherie forniscono anche servizi dello Stato, come marche da bollo, servizi per pagamenti di multe e prodotti controllati dal Monopolio di Stato (come il gioco e la lotteria). È anche per questo motivo che in tutta Italia, in queste ore, slot machines e rivendite di lotteria sono stati presi d’assalto.

    “Io mi sono ribellato. Ho mandato via più di 60 persone, perlopiù anziani, che questa mattina sono entrati nella nostra tabaccheria e volevano giocare alle macchinette e soprattutto al lotto e Superenalotto”, racconta a TPI Federico R., co-titolare di una tabaccheria della Valpolcevera, a Genova. “Avrei dovuto tenerle accese, come da indicazioni, ma non volevo. Non si capisce come è possibile che il gioco sia diventato bene di prima necessità. La Federazione Italiana Tabaccai ha dato indicazione di tenere accese le macchinette e i sistemi per lotto e Superenalotto. Io ed altri colleghi ci siamo ribellati, e abbiamo scioperato”. E aggiunge: “C’era chi mi ha detto che aveva fatto cinque chilometri a piedi per venire da noi. Non mi interessava. Ho mandato tutti via”.

     

     

    Alcuni Comuni hanno successivamente deliberato il blocco delle slot machines, ma per i servizi di lotto, lotteria e gratta e vinci questo divieto non vale. Il paradosso in effetti può sorprendere: lo Stato spende milioni di euro ogni anno in campagne contro gli abusi del gioco, e in piena emergenza sanitaria e sociale, con divieto di movimento dei cittadini, si chiude un occhio su un consumo pericoloso e nocivo, come quello del gioco d’azzardo.

    I punti vendita ieri sono stati tempestati di notifiche degli operatori che invitavano i tabaccai ad attivare le lotterie “offri al tuo cliente un gioco”. Un invito curioso, considerati i tempi. “C’è anche un tema di salute: gli operatori dei Tabacchi potrebbero ammalarsi. La maggior parte dei rivenditori ha macchine automatiche che vendono tutto: tabacchi, gratta e vinci ecc… Che bisogno c’era di obbligarci ad aprire?”, aggiunge il tabaccaio ribelle. La ribellione di Federico probabilmente porterà ad altre emulazioni. Ma intanto, slot machines e lotterie, continuano ad essere autorizzate, anche in tempi di emergenza.

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